Nuovo capitolo nell’acquisto della società che edita il Corriere della sera: ieri è stato collocato l’11% del capitale di Rcs, quota che era rimasta inoptata. Nei giorni scorsi uno dei principali azionisti, Diego Della Valle, aveva lanciato l’allarme sul controllo esercitato dal gruppo Fiat con il 20% (interessando anche il Quirinale, che però se ne è subito tirato fuori). In serata non era ancora venuto fuori il nome dell’acquirente (o degli acquirenti).
Sul mercato è circolata la notizia di un «grosso blocco» di diritti rilevati da un unico acquirente, che avrebbe raccolto la maggior parte dell’inoptato. Dalla lettura del libro degli ordini – visualizzato da fonti qualificate – risulterebbe invece che siano 4 intermediari ad avere raccolto, in 4 ordini consistenti e di simile grandezza, buona parte dei diritti e che un’ulteriore piccola quota sia stata acquistata da una ventina di piccoli intermediari.
Gli intermediari non sarebbero riconducibili ad alcuno degli attuali grandi soci del gruppo editoriale, ma principalmente a dei fondi. Con certezza si sa che nè la Fiat nè Diego Della Valle hanno ulteriormente accresciuto le loro partecipazioni (il patron di Tod’s, che ha in portafoglio l’8,8% di Rcs, ha fatto sapere che «non ha mai avuto interesse» a rilevare l’inoptato). Non si esclude che un unico acquirente possa avere suddiviso il suo ordine tra diversi intermediari, prassi spesso utilizzata anche per mantenere l’anonimato; in ogni caso, se un solo acquirente avesse sottoscritto una quota superiore al 2% dovrebbe comunicarlo nei prossimi giorni alla Consob.
Fuori dalla partita, secondo quanto trapela dai rispettivi entourage, anche alcuni possibili «indiziati», come il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi o l’ex ad di Capitalia, Matteo Arpe, attivo attraverso Sator nell’editoria con «Lettera 43». Smentita anche, da un portavoce della Newscorp, l’ipotesi che a comprare sia stata la società del magnate dei media Rupert Murdoch.
Tra le ipotesi, c’è anche quella che i diritti possano essere stati tolti dal mercato, cioè che siano stati comprati, ma non saranno esercitati. Un’ulteriore incognita è legata al destino della quota compresa tra il 6% e il 10% del capitale corrispondente ai diritti già sottoscritti ma di cui non risulta traccia nell’azionariato rilevante di Rcs.
I diritti di Rcs, in questa fase, costano poco. Ieri un operatore veloce e pronto, sborsando poco più di 300 mila euro, poteva opzionare la quota inoptata. Così, mentre Della Valle meditava, Murdoch attendeva e John Elkann stava sottocoperta, è possibile che a muoversi sia stato uno o piu fondi specializzati in operazioni finanziarie di breve periodo.
Naturalmente, in caso di aumento di capitale l’operatore dovrebbe sborsare l’intera differenza, e quindi spendere diversi milioni di euro. Ma non è sicuramente questa l’intenzione: l’ipotetico investitore spera, piuttosto, in nuovi rumors di mercato e in rinnovati – e più concreti – appetiti di un Della Valle o di un Elkann.