La maggioranza raggiunta da Urbano Cairo in Rcs crescerò. L’imprenditore piemontese, già a capo di un gruppo editoriale composto da svariati settimanali e dalla tv La7, ha sconfitto con il 48,8% una cordata composta da (Diego Della Valle, Mediobanca, UnipolSai e Pirelli e guidata da Andrea Bonomi e dai soci storici del «salotto buono» della finanza italiana. Ora la sua impresa può raggiungere il 62% del capitale dell’azienda che pubblica il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport.

La notizia ha sventata una possibile guerra di posizione all’interno del gruppo che era stata paventata nei giorni scorsi, dopo la conquista da parte di Cairo dell’importante gruppo editoriale. L’opa a un euro si è fermata al 37,7% delle adesioni e gli sconfitti riconoscono che «la condizione sul quantitativo minimo non risulta avverata» e pertanto l’offerta «è da considerarsi priva di efficacia». Decaduta l’opa, chi ha aderito all’offerta sconfitta (va sottratto il 24,7% nelle mani dell’offerente), ossia il 12,9% del capitale di Rcs, può decidere di consegnare le azioni a Cairo oppure riprendersele. Una scelta possibile dal 22 al 28 luglio, dopo che la Consob (21 luglio) avrà reso noti i risultati ufficiali. Allora sarà possibile quantificare il costo dell’operazione da parte del gruppo di Cairo sostenuto da Intesa San Paolo. Ad oggi la sua opas oscilla da quasi 65 milioni a 80,6 milioni.

Cairo ha assicurato ieri in una conferenza stampa di essere in grado di affrontare la spesa: «abbiamo cassa sufficiente per pagare la quota cash» e il gruppo può contare sul finanziamento da 140 milioni di Intesa Sanpaolo. Escluso l’ingresso nel pacchetto di maggioranza di un terzo incomodo. «Al momento non c’è quest’ipotesi – ha detto Cairo – Abbiamo deliberato un aumento di capitale da 70 milioni che potrà essere realizzato entro un anno. Al momento non ce n’è bisogno».

L’obiettivo è il cambio del cda ed entrare in Rcs. «Sarò in prima linea – promette -. Quello che voglio fare è avere tutte le deleghe». I rapporti con gli sconfitti sembrano cordiali: «Sembrano dei compagni di viaggio – ha detto Cairo – Ho sempre detto che mi fa piacere se gli azionisti rimangono, per quanto mi riguarda c’è tutta la voglia di essere collaborativo con tutti i soci. Io non ho problemi con nessuno, Bonomi ha ammesso la sconfitta, da parte mia il tema vero è gestire velocemente questa azienda nel miglior modo possibile per valorizzare al meglio le risorse che hanno un potenziale straordinario».

Sugli assetti interni al Corriere della Sera, l’imprenditore ha inviato messaggi distensivi all’insegna della continuità: «Trasformare il Corriere della Sera in un tabloid sarebbe la cosa più folle», replica a chi sostiene che nei suoi piani c’è quello di trasformare il quotidiano in una sorta di «The Sun». «Quello che conta è non deludere il tuo pubblico. Il giornale va maneggiato con cura, figuriamoci cambiarlo così. Quello che penso di fare è che meno la gente si accorge che sono arrivato meglio è». Nessuna rivoluzione nella linea politica ed editoriale, dunque. «Il direttore Fontana è un buon direttore, conosce bene il Corriere, conosce la macchina e sta facendo un giornale di buon livello».

Nel futuro di via Solferino ci sono forme di sinergia con La7, ma anche investimenti e un gran lavoro sui costi, così come per la Gazzetta dello Sport. «Silvio Berlusconi o la Fininvest non hanno avuto, direttamente o indirettamente, a che fare con l’opas Rcs o con il gruppo Cairo Communication», ha precisato Cairo secondo il quale la guerra di via Solferino «ha scatenato nelle persone che incontravo per strada o in un caffè una partecipazione viscerale, non so se è perché la gente ha voglia di cambiamento. Quanto alle ultime, e recenti, operazioni che hanno portato alla creazione di «Mondazzoli», il gigante oligopolistico dell’editoria libraria italiana, con la fusione tra Mondadori e Rizzoli libri Cairo ha detto: «I libri della Rcs non li avrei venduti mai, la radio l’avrei tenuta, così come la sede del Corriere della Sera».