Il consiglio di amministrazione di Rcs ha deliberato a maggioranza la concessione di un periodo di esclusiva sino al 29 maggio per la cessione del ramo libri, la Rcs Libri, a Mondadori. Il Cda ha anche avviato una negoziazione in via esclusiva con il fondo Clessidra di Claudio Sposito per la vendita di una quota di partecipazione pari al 44,45% delle radio del gruppo Finelco: Radio 105, Virgin Radio e Radio Monte Carlo, la cui maggioranza fa capo alla famiglia Hazan.

Nella riunione del cda (otto consiglieri su nove presenti, tranne Roland Berger) hanno votato contro l’ex presidente del gruppo Piergaetano Marchetti e Attilio Guarneri, il rappresentante delle minoranze indicato dalla famiglia Rotelli. Secondo alcune fonti, entrambi avrebbero manifestato criticità rispetto all’operazione già nella riunione del 2 marzo quando il Cda di Rcs ha esaminato la manifestazione d’interesse non vincolante per il 99,99% del capitale di Rcs Libri avanzata dal gruppo di Segrate il 18 febbraio scorso.

Dopo il via libera il gruppo editoriale della famiglia Berlusconi ieri è volato in borsa, salendo del 9,45% a 1,06 euro. Andamento positivo anche per Rcs che è cresciuta dell’1,86% a 1,20 euro. L’offerta di Berlusconi per Rcs Libri è compresa tra 120 e 150 milioni di euro. Se l’operazione andasse in porto, Mondadori arriverebbe a controllare il 38,6% del mercato editoriale del libro italiano, il 68,4% di quello dei tascabili e il 25% delle quote del mercato dei testi scolastici. La fusione, che per il presidente Rcs Paolo Mieli «non sarebbe una bestemmia», porterebbe alla creazione di un monopolio nel nostro paese e della più grande concentrazione libraria in Europa.

Una prospettiva che preoccupa il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini che ha ribadito i suoi dubbi: «Sono preoccupato in particolare per il settore del libro scolastico e naturalmente del libro in genere – ha detto – Non saranno il governo, né il presidente del Consiglio né io a decidere, ma quando le procedure saranno avviate, a decidere sarà l’autorità antitrust, un’autorità indipendente che valuterà secondo le regole del nostro ordinamento se c’è un rischio di trust o meno». Una dichiarazione che rivela una divergenza tra Franceschini e il premier Matteo Renzi che, in una recente intervista all’Espresso, ha dato sostanzialmente il suo via libera all’operazione di acquisizione di Rizzoli da parte di Berlusconi.

La battuta si inserisce nel risiko in atto nella proprietà del Corriere della Sera e nelle polemiche con il management che, secondo Renzi, «ha distrutto valore con scelte discutibili». La polemica sarebbe con il banchiere Giovanni Bazoli, a capo del patto di sindacato, e a favore dell’amministratore delegato del gruppo Pietro Scott Jovane sostenuto da John Elkann e Sergio Marchionne che ha più volte espresso il suo apprezzamento nei confronti del presidente del Consiglio.

Renzi si starebbe giocando la partita in vista del nuovo Cda di Rcs. In ballo c’è anche la successione alla direzione di via Solferino di Ferruccio De Bortoli, da tempo in urto con il management del gruppo. Secondo alcune fonti consultate dalla Reuters ci sarebbe in ballo una direzione di transizione per il vicedirettore vicario Luciano Fontana e un cambio di atteggiamento rispetto alle politiche di Renzi. Ma potrebbe esserci anche un ribaltone pilotato dall’editore di La7 Urbano Cairo con candidato direttore Enrico Mentana. Al momento la candidatura alla guida del Corsera resta quella di Mario Calabresi, oggi al vertice de La Stampa.

Contro l’acquisizione di Rcs Libri da parte di Berlusconi si sono schierati autori come, tra gli altri, Umberto Eco, Paolo Giordano, Edoardo Nesi, Sandro Veronesi, Toni Servillo, Nanni Balestrini o Franco Battiato: «Un colosso del genere avrebbe enorme potere contrattuale nei confronti degli autori – hanno scritto in un appello – dominerebbe le librerie, ucciderebbe a poco a poco le case editrici».

«Il quadro è preoccupante – sostiene Andrea Palombi, editore di Nutrimenti e membro dell’osservatorio sull’editoria indipendente Odei – Questa operazione segue l’accorpamento tra Messaggerie e Pde che ha creato un soggetto largamente dominante nella distribuzione dei libri. Mettere insieme Rcs e Mondadori, cioè marchi storici come Einaudi o Adelphi, non è solo un’operazione di mercato, ma significa mettere a rischio la sopravvivenza di voci diverse e orientare la produzione culturale in un paese. E le librerie indipendenti verrebbero ridotte. I libri sono il canale su cui viaggia il sistema della conoscenza e aiutano a comprendere la realtà. Per questo bisogna garantire un pluralismo. Conosciamo le difficoltà di Rcs, il suo indebitamento. Lasciare però che tutto vada al mercato è la cosa peggiore da fare. A prescindere dal giudizio di merito, questa operazione dovrebbe inquietare chiunque».