La manifestazione della Lega a Milano, sia a livello di adesione in termini di presenze che di messaggio è stata un successo, non bisogna nascondercelo. Dovrebbe preoccuparci e spronarci il fatto che la Destra abbia aggregato a Milano i suoi pezzi più reazionari sul tema «Mare Nostrum», dicendo che bisogna lasciar morire gli immigrati in mare, mentre la sinistra sia rimasta a guardare, contagiata dal renzismo dilagante ed in preda a un vuoto pneumatico in termini di proposta ed elaborazione politica.

In un momento in cui a Milano, città Medaglia d’oro della Resistenza, si raduna il peggio della destra, come spesso capita, a sinistra ci si divide sull’opportunità di presidiare lo spazio del conflitto, confidando nelle soluzioni taumaturgiche di Renzi. È ormai un dato di fatto di questa fase storico-politica la subalternità a sinistra rispetto alle ricette dell’Uomo solo al comando.

Una dimostrazione plastica di tutto questo avviene proprio a Milano, dove la Lega punta a far saltare il sindaco Pisapia, che in buona compagnia ha lasciato colpevolmente il campo libero a un’operazione strumentale gravissima, senza spendere parole precise per condannare e stigmatizzare uno degli episodi più brutti e pericolosi che si sono verificati nella sua città.
D’altra parte, anche la Cgil ha sottovalutato la portata non solo simbolica della manifestazione, lasciando la piazza a chi fa dell’intolleranza la propria bandiera, a chi sostiene che non bisogna spendere un centesimo per le politiche dell’accoglienza, per poi riversare tensioni e malumori contro i derelitti che sfociano, nella migliore delle ipotesi, in sentimenti di violenza con connotazioni di tipo razziale.

Di fronte a questo tipo di argomentazioni occorre reagire in maniera compatta, senza cedere di un millimetro sul piano dei diritti. Alle accuse di chi oggi parla a sproposito e per speculare elettoralmente di buonismo, occorre ricordare che la legge Bossi-Fini è rimasta e di fatto oggi c’è un attacco non solo culturale ma di aggregazione politica della Destra sul tema dell’immigrazione, con messaggi e con obiettivi ancora più gravi della Bossi-Fini stessa.

È assurdo che in questa presa di coscienza, che sta alimentando una pericolosa guerra tra poveri, non si coinvolga la nostra base sociale, che sta pagando a caro prezzo i costi della crisi e oggi viene invitata a rimanere silente di fronte a un’offensiva umanamente spregevole e di carattere xenofobo. I flussi migratori non si fermano a colpi di slogan o soffiando sul fuoco della provocazione o fomentando l’odio tra pezzi di società. È troppo facile oggi ricercare politicamente le responsabilità sugli effetti più che capire le cause che le hanno determinate.
Ma come si fa a non comprendere che bisogna esserci, essere presenti sui temi sociali come i diritti per i deboli e le pensioni e non lasciarli in mano alla Lega, che ad oggi, è l’unica forza politica che sul piano concreto ha raccolto le firme per la cancellazione della legge Fornero attraverso il referendum, mentre a sinistra si giustifica tutto con motivazioni e giustificazioni per nulla dissimili dalle politiche di austerità europea.

Cosa deve accadere ancora per capire che il disagio sociale, la cancellazione della democrazia e il ritorno della destra trovano forte consenso nella crisi e rischiano di portarci in una situazione irreversbile?

Il nostro compito non è solo criticare le politiche della destra, ma di offrire una visione, una proposta diversa e credibile, capace di rispondere alle conseguenze della crisi, a partire dal problema del lavoro, ormai dramma sociale in larga parte del Paese. O la sinistra e la Cgil sono in grado di dare l’alternativa, o non c’è via d’uscita.

* segretario generale Fiom Lombardia