Michael Cohen, ex avvocato e fixer personale (risolutore di problemi) di Donald Trump, ha testimoniato pubblicamente davanti al Comitato di supervisione della Camera, ed è stato interrogato da deputati di entrambi i partiti, durante quella che già dall’apertura è stata una lotta politica con momenti di narrativa epica da caduta degli dei.

[do action=”quote” autore=”Michael Cohen ai deputati repubblicani che lo interrogavano”]«Sono responsabile della vostra stupidità perché ero come voi in questo momento: ho mentito per proteggere il signor Trump»[/do]

Ciò che Cohen ha affermato era stato anticipato ai media già la sera prima ed è definitivamente materiale pesante.

Cohen ha definito Trump «razzista», «truffatore», «imbroglione», dettagliando e portando prove alle sue affermazioni; ha asserito che Trump sapeva in anticipo dal consulente politico repubblicano Roger Stone, che WikiLeaks pianificava di pubblicare le e-mail del DNC, il comitato democratico nazionale, per danneggiare Hillary Clinton; ha spiegato in che modo e fino a che punto Trump era coinvolto nello schema per comprare il silenzio di Stormy Daniels, l’attrice di film per adulti che ha avuto una relazione con Trump, e il cui coinvolgimento nella faccenda è durato anche dopo la sua elezione; ha raccontato di come le trattative per la costruzione della Trump Tower di Mosca siano continuate anche durante tutta la campagna presidenziale, cosa sempre negata da Trump.

Cohen fornisce un quadro che spiega molto tutta l’attuale presidenza Usa; Trump, ha raccontato Cohen, non pensava che sarebbe stato eletto, non pensava nemmeno che avrebbe superato le primarie del Partito repubblicano e ha affrontato l’impresa come una straordinaria “opportunità di marketing”, senza alcun afflato politico ed etico, per questa ragione non ha mai interrotto i propri affari, inclusa la costruzione della Trump Tower di Mosca.

La ragione per cui Cohen ha deciso di girare le spalle a Trump, l’uomo per il quale, aveva detto si sarebbe anche “preso una pallottola”, sono state le minacce oblique che Trump ha fatto non solo a lui ma anche alla sua famiglia, figli inclusi.

All’avvocato che ha testimoniato al Congresso, mancava tutta la hubris aggressiva che lo ha caratterizzato in passato; Michael Cohen ha affrontato la testimonianza volontariamente, non nell’ambito della sua collaborazione con i procuratori, questa deposizione sotto giuramento non era richiesta e non serviva a ottenere sconti di pena. Comunque vada andrà in prigione per i reati di frode di cui si è dichiarato colpevole e che ha commesso “per proteggere Trump ed i suoi figli”.

Dalle parole di Cohen si scorge uno scenario di personaggi drogati di potere che si percepiscono al di là delle leggi, con i figli maschi di Trump che cercano la sua attenzione organizzando liaison con i russi, in un ambito che ricorda quello mafioso; “Trump non da ordini diretti – ha detto Cohen – ti guarda negli occhi e ti dice ‘la collusione con i russi non è mai avvenuta’. Lui parla usando questo tipo di codice” .

Mentre i democratici hanno interrogato Cohen rapportandosi alle sue dichiarazioni, gli interventi dei repubblicani sono stati finalizzati non a difendere il loro presidente ma solo a screditare il testimone volontario, che li spiazzava continuamente ammettendo per primo di essere colpevole, di aver mentito e ricordando che andrà in galera per questo.

La misura della distopia di questa udienza è che Michael Cohen, al confronto del rifiuto dei repubblicani di affrontare l’enormità delle sue dichiarazioni, ne è uscito come un pendolo morale: «Sono responsabile della vostra stupidità perché ero voi – ha detto Cohen rivolgendosi al Gop – ho fatto quello che state facendo voi in questo momento: mentire per proteggere il signor Trump».