«Vorranno venire a mangiare bene, a stare in qualche bell’albero a Roma», è questo il commento del ministro dell’interno italiano alla notizia che l’alto commissario dell’Onu per i diritti umani ha intenzione di mandare i suoi ispettori nel nostro paese per valutare l’incremento degli atti di razzismo.

Per Salvini «non esiste alcun allarme razzismo o persecuzione in Italia». Lo aveva del resto già sostenuto durante le giornate di luglio e agosto, quando le cronache riferivano quotidiane aggressioni razziste. Così ieri il ministro ha assicurato che «le forze dell’ordine smentiscono che ci sia un allarme razzismo», immaginando di chiudere il caso. Eppure non sono disponibili dati pubblici aggiornati del Viminale sui crimini di odio; al ministero da tempo non dà notizie di sé l’Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori) che quattro anni fa segnalò alla procura di Milano lo stesso Salvini per alcune frasi anti immigrati pubblicate su facebook. Si sa invece che secondo gli analisti della polizia più che di emergenza si deve parlare di fenomeni emulativi. Tre giorni fa a Palermo il capo della polizia, prefetto Gabrielli, ha confermato l’analisi dicendo che le aggressioni razziste non vanno amplificate perché «non siamo in presenza di fenomeni come il Ku Klux Klan in America» (e meno male).

È possibile però che Salvini basi le sue convinzioni su altri dati in possesso delle forze dell’ordine, come quelli utilizzati a fine luglio dal suo sottosegretario pentastellato Carlo Sibilia, che aveva ottenuto dal servizio analisi criminali la notizia che le vittime di reato extracomunitarie nel 2017 e poi nei primi sei mesi del 2018 risultavano in calo rispetto ai periodi precedenti. Dati che però comprendono ogni genere di denuncia e dunque non possono dire nulla sull’eventuale aumento delle aggressioni fisiche a sfondo razzista.

Esistono invece altre banche dati informali, che raccolgono i tanti episodi riferiti dalle cronache nazionali e locali. Su questi racconti si è basato ad esempio il giornalista Luigi Mastrodonato che ha mappato tutti gli atti di violenza di cui sono stati vittime i migranti dal primo giugno, in pratica l’insediamento del governo Conte, a ieri. Risultano 42 aggressioni fisiche, 12 aggressioni armate e due omicidi. L’episodio più clamoroso (rientra in altri conteggi rintracciabili online, come quello del sito cronache di ordinario razzismo) risale invece a prima delle elezioni, e si tratta ovviamente del raid armato a Macerata del militante leghista Luca Traini – famoso anche per essere stato fotografato nel 2015 mentre stringe la mano a Salvini.

L’Onu, secondo Salvini, dovrebbe dedicarsi alle violazioni dei diritti umani dei paesi islamici «che ignorano diritti elementari come la parità tra uomo e donna». Ma all’iniziativa dell’alta commissaria Onu, il ministro dell’interno ha reagito anche come aveva già fatto il governo contro i commissarie europei: minacciando il taglio dei trasferimenti. «Ragioneremo con gli alleati sull’utilità di continuare a dare questi cento milioni per finanziare sprechi e mangerie per un organo che vorrebbe venire a dare lezioni all’Italia». Non si tratta ovviamente di una critica ispirata da una tardiva lettura di Lords of poverty, quanto di una chiara allusione alle intenzioni di Donald Trump, modello politico per Salvin oltre che presidente dello stato che più di tutti finanzia le Nazioni unite. L’Italia, che pure è membro del G7, non è nella top ten dei contributori e nel 2016 risultava undicesimo finanziatore delle Nazioni unite dopo paesi assai più piccoli come Norvegia, Olanda e Svezia.