Diciotto persone erano in stato di fermo, ieri a Parigi, in seguito agli scontri avvenuti in tarda serata martedì, alla fine della manifestazione contro la violenza della polizia e il razzismo, organizzata dalla famiglia di Adama Traoré, un giovane di 24 anni morto in un commissariato di polizia nel luglio 2016, un’eco alla rivolta in corso negli Usa dopo la morte di George Floyd. Il governo cerca di riportare la calma. La manifestazione, cui hanno partecipato 20mila persone, era stata proibita dal prefetto Didier Lallement, a causa del Covid.

Il ministro degli Interni, Christophe Castaner, promette che per gli agenti di polizia, «ogni colpa, ogni eccesso, ogni parola, ivi comprese le espressioni razziste, sia oggetto di inchieste, di sanzioni». La portavoce del governo, Sibeth Ndiaye, concede un’«emozione legittima” e ricorda che la manifestazione era stata proibita «non per l’oggetto, ma per il Covid». Per Sibeth Ndiaye, «la situazione non è paragonabile» tra Francia e Usa «né sul piano della storia né sull’organizzazione sociale».

Il governo cammina sulle uova, perché la rivolta contro i metodi della polizia cresce. La sorella di Adama, Assa Traoré, che è diventata un simbolo della lotta contro il razzismo e la repressione, ha ricordato che la manifestazione di martedì «è solo l’inizio». Nel discorso fatto in serata, ha citato alcuni nomi di vittime degli ultimi anni: dopo Zyed e Bouma, due ragazzi morti folgorati in una centralina elettrica a Clichy-sous-Bois dove si erano rifugiati per sfuggire alla polizia, dramma che era stata la scintilla per la rivolta delle banlieues del 2005, ci sono stati Babacar Gueye nel 2015, Angelo Garand nel 2017, Gaye Camara nel 2018, Ibrahima Bah nel 2019, «la lista è troppo lunga» ha detto Assa Traoré.

Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise, ha reso omaggio all’«impressionante calma e tranquilla determinazione di una gioventù umiliata da controlli incessanti, ingiustizia permanente e violenze della polizia impunite con ostentazione». Il segretario del Ps, Olivier Faure (più prudente perché Adama è morto quando al potere c’erano i socialisti), ha insistito sul diritto a manifestare: «Non si può mantenere fino al 31 agosto l’impossibilità di manifestare in questo paese, c’è bisogno di deconfinare la democrazia».

La destra, invece, ha solo espresso indignazione. Per il capogruppo Lr al Senato, Bruno Retailleau, la manifestazione è un fatto «inammissibile». Per il presidente del Senato, Gérard Larcher (Lr), «è contro la legge».

La famiglia Traoré contesta i risultati delle expertise sulle cause della morte di Adama realizzate su richiesta delle giustizia, che sostengono che il ragazzo aveva una patologia cardiaca e non è morto per soffocamento. La famiglia ha presentato le conclusioni di una verifica indipendente, che contraddice questa tesi e addebita la morte alla tecnica del placcaggio a terra in caso di arresto.