Nel tinello maròn di Buckingham Palace deflagra la questione razzismo. Di questo è in buona sostanza accusata la famiglia reale britannica dopo la tellurica intervista rilasciata dalla ipermediatizzata coppia ducale Harry e Meghan (detti, prendendo metonimicamente il nome del loro ducato, «i Sussex»: lui resta ufficialmente sesto alla linea del trono) agli empatici microfoni di Oprah Winfrey.

SEGUITA nel Regno unito da oltre undici milioni di persone, la duchessa ha vuotato il sacco sulla sua permanenza «a corte». E ha parlato di suoi desideri suicidi lungo la gravidanza, di una comunicazione su di lei improntata all’ostilità, ha lamentato la persecuzione dei tabloid, e il presunto razzismo di un non ben precisato membro della famiglia, che avrebbe chiesto al marito previsioni sull’incarnato del pargolo Archie, primogenito della coppia. Roba pesante, ben oltre le allora devastanti ammissioni sul suo matrimonio come ménage à trois fatte Diana Spencer alla Bbc nel 1995 e che diedero uno scossone enorme all’immagine degli Windsor.

E RINCARATA DA HARRY che, segnato dalla morte anch’essa ipermediatizzata della madre, ha a sua volta inanellato i punti dolenti della rottura con la famiglia negli ultimi tre anni.

Una rottura culminata l’anno scorso con l’abbandono da parte dei duchi delle loro funzioni ufficiali, del silenzio fra lui e suo padre e dell’allontanamento dal fratello William – secondo in linea del trono – e del suo risentimento per essersi visto tagliare i fondi: lui e la moglie vivono in Usa – non in un monolocale – sono vicini di casa Winfrey a e fanno contratti milionari con Netflix e altre aziende a gestione familiare per campare.

E infine del fatto che i loro figli non saranno principi o principesse. Insomma, è di nuovo una coppia osteggiata in esilio dorato che ricorda da vicino quella dell’abdicato Edoardo VIII e l’altrettanto americana e divorziata Wallis Simpson (solo che loro erano anche nazisti dichiarati), a mettere ciclicamente in crisi il casato. Che ha a sua volta risposto alle ostilità: già la settimana scorsa era uscita una storia su maltrattamenti inflitti da Markle a funzionari del suo entourage.

FERVE L’ATTIVITÀ per cercare di tappare la falla nel ben navigato scafo della monarchia britannica.
Le questioni saranno «prese seriamente in considerazione» si legge in un comunicato ufficiale diffuso ieri sera, mentre l’orbe social-digitale è agitato da febbrili discussioni.

Grosse coorti di intervistati nei sondaggi deplorano l’intervista come un attacco alla monarchia, come anche tutta la stampa Tory, ma altrettanti la difendono.

Varie personalità americane compresa Hilary Clinton e il Presidente Biden hanno parlato a favore di Markle e delle cause benefiche che la vedono protagonista. Il Guardian è anch’esso schierato a suo favore.

TACE BORIS JOHNSON, che desiste dal lanciarsi in un’orazione apologetica. Da giorni la stampa tory mette in discussione in decine di pezzi la buona fede e le motivazioni dell’intervista. I tabloid ultramonarchici tuonano di diseredare Harry.

L’intervista-confessione nel seguitissimo salotto mediatico è un evergreen nell’oleografica narrazione delle infelicità sentimentali di celebrità e stirpi reali: una sorta di doping dei rotocalchi.

È in corso una masterclass per apprendisti sceneggiatori di serie televisive che ha anche un enorme peso politico. Quanto alle accuse di razzismo: è legittimo questionare la dedizione al multiculturalismo di una famiglia tedesca con alle spalle molteplici connessioni con un regime razzista (le sorelle di Philip avevano sposato ufficiali nazisti).