Nell’ultimo mese, gli episodi di razzismo a Napoli e provincia si sono susseguiti con una frequenza allarmante. Il primo febbraio, alle 4 di mattina, Ossuane Gnene, ventottenne della Costa d’Avorio da 10 anni in Italia, stava andando in bici a lavoro, ad Arzano. Una smart l’ha puntato e travolto: in 4, tra i 24 e i 18 anni, l’hanno poi picchiato mentre lo insultavano senza motivo. Ossuane ha chiamato i carabinieri: gli aggressori sono stati arrestati e lui è finito in ospedale con l’ulna fratturata. Il 13 notte il branco è entrato in azione a Napoli, zona Vasto: un gruppo di ragazzi ruba un motorino, lo trascina davanti la porta del basso dove vive una famiglia di nigeriani e gli dà fuoco.

Cinque giorni dopo una comitiva di ragazzini della Sanità prende di mira Yacoubou Ibrahim, del Benin, da 28 anni in Italia e un lavoro all’Asl: «Non era la prima volta che mi infastidivano. Mi hanno accerchiato, spruzzato lo spray urticante negli occhi. Sentivo solo loro che ridevano».

Mercoledì scorso è successo ad Abrar del Punjab, da 8 mesi a Napoli: su corso Umberto è stato raggiunto da una decina di minorenni armati di spranghe e bastoni, lo hanno colpito mentre lo insultavano. Ieri su Repubblica Bara Hamoadue, del Burkina Faso, residente ad Afragola da 20 anni, ha raccontato: «La scorsa settimana mi hanno preso a pugni. Si avvicinano, non dicono niente, ti picchiano e vanno via».

Abrar ha sporto denuncia attraverso lo sportello legale dell’Ex opg Je so’ pazzo. «Si tratta di quartieri dove è diffuso l’abbandono scolastico e la disoccupazione – spiegano dall’Ex opg -. Non ci sono progetti di rigenerazione urbana, lo stato non si vede ma c’è la camorra. Odio e xenofobia si diffondono grazie al governo e ai comitati locali legati alla destra. Si può cambiare solo con percorsi di solidarietà e mutualismo».