In un’atmosfera precaria proseguono i contatti diplomatici internazionali sulla Libia. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu sollecita le parti in conflitto a consolidare il cessate il fuoco in vigore dal 12 gennaio e riaffermato alla Conferenza di Berlino. E oggi ad Algeri si riuniranno i ministri degli esteri dei paesi vicini alla Libia per discutere di una soluzione politica della crisi che sta avendo riflessi sull’intera regione. Ma il Gna del premier El Sarraj, sostenuto dalla Turchia, e le forze agli ordini del generale della Cirenaica Haftar, sponsorizzato da Egitto ed Emirati, non sembrano avere alcuna intenzione di dar seguito concretamente a quanto stabilito in Germania. E continuano a combattersi, anche se a bassa intensità rispetto alle settimane passate. Ieri l’aeroporto internazionale di Mitiga è rimasto paralizzato per alcune ore dopo un attacco con sei razzi katiusha compiuto dall’Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar. Poco dopo la contraerea del Gna ha comunicato di aver abbattuto un drone nemico nei pressi di Mitiga. Altrettanto sostiene di aver fatto l’Lna con un «drone turco» sempre nell’area dell’aeroporto.

 

L’attacco allo scalo di Mitiga è stato spiegato da chi lo ha lanciato come una risposta ad una «violazione della tregua» da parte dei mercenari siriani che la Turchia ha inviato a Tripoli in aiuto di El Sarraj. «I mercenari hanno sparato contro le nostre unità di stanza all’aeroporto e nei centri di Abu Salim, il che ha reso necessario rispondere nonostante l’impegno delle forze armate a rispettare la tregua», ha detto un portavoce. Le forze di Haftar affermano inoltre che oltre 40 mercenari siriani avrebbero sfruttato la tratta di esseri umani dalle coste libiche per giungere in Italia. «41 mercenari trasportati dalla Turchia a Misurata sono saliti sui barconi usati dai migranti a ovest della città di Khoms e sono riusciti a raggiungere la costa italiana…(alcuni) sono collegati all’ex Fronte al Nusra (il ramo siriano di Al Qaeda, ndr)», ha rivelato ad Agenzia Nova il generale Suleiman al Boishi, delle forze navali dell’Lna. Difficile verificare le informazioni che riferiscono le parti in lotta, impegnate in una incessante guerra mediatica.

 

El Sarraj da parte sua non risparmia colpi e accusa alcuni Stati arabi di continuare ad appoggiare l’offensiva di Haftar verso Tripoli. Intervistato da Al Jazeera, il premier libico ha detto che a causa del sostegno «illimitato» a favore del suo avversario da parte di certi paesi (Egitto ed Emirati) che il generale della Cirenaica si è convinto «di essere in grado di risolvere le questioni militarmente senza concludere accordi politici». Accuse rilanciate ieri al Forum di Davos dal ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu che non ha esitato a puntare il dito anche contro Parigi. «Alcuni, tra cui noi, hanno sostenuto solo Al Sarraj. Ma purtroppo la Francia e altri europei hanno sostenuto Haftar. E purtroppo Haftar non vuole condividere il potere», ha proclamato Cavusoglu negando che la Turchia abbia inviato mercenari siriani in Libia.

 

Intanto la Russia comunica di non sapere quando Haftar si recherà a Mosca, così come era stato annunciato dopo che il generale libico si era rifiutato di sottoscrivere il cessate il fuoco in Libia. Sullo sfondo resta il blocco delle esportazioni petrolifere libiche scattato dopo che l’Lna nei giorni scorsi ha bloccato un porti e giacimenti, paralizzando l’unica fonte di valuta pregiata del paese.