Primi fra tutti, i disegnatori arabi dalla Siria all’Iran hanno unanimemente condannato sulla stampa locale la strage di Charlie Hebdo. A guidare questo esercito contrario a qualsiasi bavaglio alla satira è Ali Ferzat, disegnatore siriano che vive in Kuwait dopo aver subito un attentato in Siria durante il quale hanno tentato di spezzargli le dita. Per questo, Ferzat è stato insignito del premio Sakharov dell’europarlamento nel 2011. Il suo disegno, pubblicato poche ore dopo l’attacco, rappresenta una mano punta dalla stessa penna che impugna e recita: «Dedicato a tutte le vittime del pensiero, dell’arte e dell’espressione, qui, nel mondo arabo, in tutto il mondo».

Sulla forza del pensiero contro-corrente ha puntato anche il disegnatore libanese, Mazen Kerbaj, che, per ricordare i disegnatori del Charlie, ha rappresentato due uomini uno con e l’altro senza testa. «Io penso, dunque non ci sono più»: dicono le due figure. La tunisina Nadia Khiari, nome di battaglia Willis, ha condannato gli attacchi con la scritta a tutta pagina: «Oggi avete ucciso dei disegnatori ma bande di disegnatori nasceranno». Il personaggio inventato dal noto disegnatore egiziano Makhlouf impugna invece una matita contro l’enorme fucile del suo aguzzino.

Ma anche i principali quotidiani arabi hanno condannato la strage di Charlie Hebdo. Il giornale saudita con sede a Londra, al-Sharq al-Awsat, ha parlato di «condanna araba, islamica e internazionale dell’attacco» e ha ricordato le dure prese di posizione contro gli attacchi della massima autorità sunnita, la moschea di Al Azhar al Cairo.

È vero anche che non si fermano le condanne per blasfemia a Ryad: ne sono un esempio le 50 frustate a cui è stato sottoposto ieri il blogger Raif Badawi, accusato di «insulti all’Islam». Anche il quotidiano libanese As-Safir, vicino al regime siriano, ha definito l’attacco al settimanale satirico francese un «orribile crimine contro la libertà di stampa», riflettendo sui timori di possibili ripercussioni contro le comunità di origine araba in Europa. Mentre il quotidiano egiziano filo-goverativo al-Ahram, ha ricordato anche che in solidarietà con le vittime dell’attacco si terrà domani una veglia alle porte del Sindacato dei giornalisti al Cairo.

Pure la stampa iraniana ha condannato l’attacco. Eppure i quotidiani in lingua persiana generalmente non hanno dato ampio risalto alla notizia. I giornali vicini ai conservatori hanno sostenuto poi che l’attacco di Parigi è opera del terrorismo appoggiato da Parigi e dall’Occidente contro il regime siriano di Bashar al-Asad. «La Francia ha mantenuto una posizione molto ambigua sul terrorismo nel mondo arabo e ha fornito denaro e armi ai gruppi terroristi nel Nord della Siria», ha chiosato PressTv, la televisione filo-governativa iraniana. Alcuni giornalisti hanno anche organizzato una manifestazione a Tehran in solidarietà con le vittime dell’attacco a Charlie Hebdo.

Tuttavia la polizia ha impedito ai reporter di riunirsi davanti all’edificio dell’Associazione dei giornalisti iraniani, chiusa dall’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad nell’agosto del 2009, sulla scia dell’onda verde contraria alla rielezione dell’ex presidente radicale. Infine, impazzano le campagne su Twitter contro l’attacco a Charlie Hebdo, ideate da blogger e attivisti arabi: migliaia di giovani, ragazzi e molte ragazze con il velo si sono fatti fotografare con la scritta #notinmyname. Mentre decine di vignettisti arabi continuano a far circolare una serie di disegni in solidarietà con il giornale satirico, accanto all’ashtag «Je suis Charlie».