Trump vuole Raqqa, bastione dell’Isis necessario a riportarlo al centro della guerra in Siria. A pochi giorni da Astana e dall’accordo di de-escalation siglato da Russia, Turchia e Iran (zone sicure per le opposizioni islamiste e protezione per la kurda Rojava), il presidente Usa ha approvato il rifornimento di armi alle Ypg, le unità di difesa kurde impegnate con le Sdf nell’operazione sulla “capitale” Isis, ormai a 50 km dalla linea del fronte.

Il sostegno statunitense ai kurdi siriani non è una novità: a marzo Trump ha inviato la prima unità ufficiale di marines. Ora fa un passo in più: Obama aveva approvato solo armi leggere, per non indispettire troppo la Turchia che su Rojava ha altre mire, renderla una zona cuscinetto ripulita dalla presenza del Pkk.

Ora ne arriveranno altre: bulldozer, blindati, fucili, mitragliatrici e munizioni, radar. In cambio, dicono fonti Usa, le Ypg hanno promesso di consegnare Raqqa, una volta liberata, alla popolazione araba che la abita.

I tempi non sono stati indicati, ma è probabile che avvenga a breve. Sempre più pressanti le contraddizioni insite nelle alleanze sul terreno: gli Usa armano un gruppo che il loro alleato Nato bombarda.