Scioperi? E io non pago lo stipendio. La rappresaglia porta l’autorevole firma di Thyssen Krupp. Ed è naturalmente diretta contro quegli ingrati degli operai Ast che continuano a protestare chiedendo investimenti, volumi produttivi e, di conseguenza, lavoro in fabbrica per tutti. Non un piano industriale che, teoricamente in via di revisione in stretto accordo fra la multinazionale e il governo Renzi, continua invariabilmente a tagliare un costo del lavoro – 30 milioni su 100 complessivi, un terzo dei risparmi previsti da Tk – che incide sui conti dell’acciaieria per il solo 7%. E che, nella ventilata concessione di mantenere parzialmente acceso il secondo forno fusorio che doveva essere spento, non riesce comunque a nascondere l’effetto collaterale della riduzione della produzione. Con la conseguente “necessità” di fare a meno di qualche centinaio di operai. Una “necessità” agevolata anche dal rifiuto, già denunciato dalla Rsu, di accettare le commesse di (ormai ex) clienti abituali.

Nella sua logica di padrone delle ferriere, Ast fa anche finta di dimenticare che gli impiegati deputati alle buste paga continuavano a poter entrare nello stabilimento presidiato. Invece l’azienda fa sapere “di avere già anticipato che le difficoltà nello svolgimento delle normali prestazioni lavorative avrebbero potuto comportare un ritardo nella erogazione degli stipendi”. Tranquilli comunque: “Al ristabilimento della necessaria operatività, l’erogazione delle retribuzioni di ottobre verrà effettuata con priorità assoluta”.

A tradurre il comunicato pensa Claudio Bartolini della Fim Cisl di Terni: “Siamo di fronte a un’ennesima provocazione. Ma noi non ci muoviamo, lo sciopero andrà avanti”. Il sindacalista ricorda: “Il blocco della superstrada di ieri sera (venerdì, ndr) è stato organizzato proprio in risposta al mancato pagamento degli stipendi, e altre iniziative verranno fatte con lo stesso motivo”. Ieri ci sono state le segreterie provinciali di categoria. E oggi, di domenica, sono state fissate nuove assemblee dei lavoratori. Sempre più arrabbiati. “Vedremo con loro come continuare la lotta – chiude Bartolini – è tutto in divenire, ma lo sciopero continua almeno fino a giovedì”. Quando ci sarà il primo incontro al Mise con l’azienda, dopo quasi un mese dalla rottura delle (non) trattative, e dalla immediata decisione di Ast-Tk di avviare il licenziamento di 537 lavoratori.

Mentre Mario Ghini della Uilm accenna a una denuncia per attività antisindacale, Nicola Fratoianni di Sel chiede a Renzi & c. di intervenire: “La ministra Guidi alzi il telefono. E il governo si attivi con le fondazioni bancarie umbre, perché sia costituito un fondo straordinario per l’anticipo del pagamento degli stipendi”. Ma la ministra (conf)industriale non ha intenzione di scomodare Thyssen Krupp: “Abbiamo ottenuto nuove disponibilità dell’azienda – ripete intervistata dal Corsera – sia sugli esuberi, scesi da 550 a 290, sia sul piano di investimenti da 100 milioni per la produzione e da 10 milioni per la ricerca, sia per la produzione su entrambi i forni. Il governo è in contatto con la Thyssen Krupp affinché il piano industriale sia rafforzato”. E l’interlocutore resta Thyssen: “Oggi non è in vista alcun cambio di proprietà”. Pronta la replica operaia: “I 100 milioni servono solo per la manutenzione ordinaria. E nulla si dice su volumi e mix produttivi, nulla sul commerciale, sul contratto integrativo e sui contratti di solidarietà. La proposta somiglia più a quella dell’azienda che a quella delle Rsu”. Ma guarda.