L’accusa non poteva essere più pesante: il presidente Maduro e i suoi ministri della Difesa e dell’Interno, Vladimiro Padrino López e Néstor Reverol, si sarebbero macchiati di crimini contro l’umanità. A lanciarla è il gruppo di investigatori creato un anno fa dal Consiglio Onu per i diritti umani, in un rapporto di 411 pagine basato su 274 interviste a distanza a vittime, testimoni ed ex funzionari statali e su analisi di documenti riservati.

IL TEAM DELLE NAZIONI UNITE, che arriva a raccomandare alla Corte penale internazionale di processare Maduro e i suoi ministri, sostiene di avere «buone ragioni per credere» che il presidente «abbia ordinato o contribuito a ordinare» i crimini denunciati, tra cui il ricorso sistematico a tortura ed esecuzioni extragiudiziali. Crimini, sottolinea il rapporto, «commessi in nome delle direttive statali con piena conoscenza dei fatti e il supporto diretto di alti funzionari del governo».

NON È IL PRIMO RAPPORTO a lanciare accuse pesanti al Venezuela bolivariano. Lo aveva già fatto nel luglio del 2019 quello dell’Alta commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet, contro cui il governo Maduro aveva presentato ben 70 osservazioni critiche, sottolineando, in particolare, come il documento avesse omesso tutta la documentazione ufficiale fornita durante la visita realizzata dall’Alta commissaria, accogliendo invece abbondantemente le informazioni trasmesse dall’opposizione.

MA SE DAL SUO RAPPORTO Maduro era rimasto molto deluso, sul team di investigatori «indipendenti» creato dall’Onu non si era fatto invece nessuna illusione. Non a caso, già nel dicembre 2019, il ministro degli Esteri Jorge Arreaza aveva negato qualsiasi riconoscimento a tale missione, considerandola «il risultato del vergognoso uso politico dei meccanismi Onu da parte di un ridotto gruppo di governi con bassissimi standard di diritti umani, nel loro sforzo ossessivo di attaccare le legittime istituzioni venezuelane». Né certo deponeva a favore della reale indipendenza della missione la presenza al suo interno dell’avvocato penalista cileno Francisco Cox, noto per aver negato, a dicembre del 2019, che in Cile fossero stati perpetrati crimini di lesa umanità.

NON SORPRENDE ALLORA che il ministro Arreaza abbia definito il rapporto Onu come un documento «pieno di falsità, elaborato a distanza, senza alcun rigore metodologico, da una missione fantasma diretta contro il Venezuela e controllata da governi subordinati a Washington»: la pura espressione della «pratica perversa di fare politica con i diritti umani anziché portare avanti una politica di diritti umani». Un rapporto a cui Arreaza ha contrapposto la cooperazione «coordinata e costruttiva» mantenuta dal governo con l’Ufficio dell’Alta commissaria Bachelet (con cui la collaborazione non si era interrotta neppure dopo il duro rapporto del 2019), sulla base della Carta di intesa sottoscritta nel settembre dello scorso anno.

È IN QUESTO QUADRO che il segretario di Stato Usa Mike Pompeo visiterà Boa Vista, capitale dello stato di Roraima, alla frontiera con il Venezuela, nel viaggio iniziato ieri che lo porterà anche in Suriname, Guyana e Colombia. Di una «chiara provocazione» ha parlato al riguardo l’ex ministro degli Esteri del governo Lula, Celso Amorim, definendo la tappa di Boa Vista «il segnale che gli Usa continuano a contare sul Brasile per un’eventuale azione militare contro il Venezuela».