«All’Italia servono circa 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro per riportare il tasso di occupazione ai livelli pre-crisi». La stima è dell’Ilo, l’organizzazione internazionale del lavoro, che nel «Rapporto sul mondo del lavoro 2013» ha sommato gli impieghi persi negli ultimi anni e l’aumento della popolazione in età attiva rispetto al periodo pre-crisi. Ma l’agenzia che fa capo all’Onu non ha dato solo numeri: ha anche giudicato alcune riforme già fatte, come quella Fornero, e alcune da farsi – come quella del nuovo ministro, Enrico Giovannini – bocciando in particolare il progetto della «staffetta intergenerazionale», che vorrebbe recuperare posti per i giovani incentivando i più anziani a uscire o a tagliarsi gli orari.

Per l’Ilo la situazione del nostro Paese è ancora più difficile di quanto ipotizzato dalla Cgil, che la settimana scorsa aveva calcolato 1,5 milioni di posti mancanti e un tempo di 63 anni per recuperarli: secondo il sindacato guidato da Susanna Camusso, infatti, solo nel 2076 l’Italia tornerà all’occupazione pre-crisi.

Tornando ai dati dell’Ilo, il nostro Paese figura nella categoria di quelli dove la disoccupazione continua ad aumentare (era al 6,1% nel 2007) e dove sono cresciute le disparità di reddito a causa della recessione, segnando anzi «uno degli aumenti più brutali» dell’Unione europea tra il 2007 e il 2012. Non solo, nel capitolo dedicato all’Italia il rapporto sottolinea che «la sfida della ricerca di un posto di lavoro è particolarmente difficile per i giovani tra 15 e 24 anni: il tasso di disoccupazione di questa fascia di età è salito di 15 punti percentuali e ha raggiunto il 35,2% nel quarto semestre 2012». Ma l’Istat ricordava la settimana passata che quest’ultimo dato si è addirittura agtgravato e che è arrivato al 41,9% nel primo trimestre del 2013.

Il rapporto dell’Ilo sottolinea anche il diffondersi dell’occupazione precaria (contratti involontari a tempo determinato o part-time): a partire dal 2007 il numero dei lavoratori precari è aumentato di 5,7 punti percentuali e ha raggiunto il 32% degli occupati nel 2012.

Secondo l’Ilo, la percentuale dei contratti a tempo determinato sull’insieme dei contratti precari è probabilmente aumentata a seguito della riforma Fornero. Per risollevare il mercato del lavoro italiano il rapporto suggerisce di puntare più su investimenti e innovazione (incentivandoli con sgravi fiscali) che su austerità e riduzione del costo unitario del lavoro. L’Ilo approva con riserva la staffetta «intergenerazionale» (ma i giovani non devono togliere il lavoro agli adulti, sottolinea) e suggerisce di trovare altre vie per l’occupazione giovanile, come gli incentivi all’assunzione e un sistema di formazione che favorisca lo skills matching.

A livello mondiale, la disoccupazione ha raggiunto il 5,9% nel 2012, quando i senza lavoro erano 195,5 milioni, con un aumento di 0,5 punti rispetto al 2007, quando i disoccupati erano 169,7 milioni, e si avvia a salire al 6% quest’anno, con un aumento dei disoccupati oltre la soglia dei 200 milioni a 201,5 milioni. Entro fine 2014 la proiezione è di 205 milioni e il numero di quanti cercano lavoro senza trovarlo è stimato a 214 milioni entro il 2018. Per riportare l’occupazione ai livelli pre-crisi secondo l’Ilo sono necessari oltre 30 milioni di posti di lavoro. Il tasso di occupazione globale nel quarto trimestre 2012 era al 55,7%, lo 0,9% in meno rispetto al quarto trimestre 2007, il che comporta un deficit globale netto di circa 14 milioni di posti di lavoro rispetto all’ante-crisi. Nei paesi avanzati i livelli occupazionali dovrebbero rivedere i livelli pre-crisi solo nel 2018.