1° – Il partito comunista cercherà di inscenare manifestazioni sovversive per tentare d’impedire la partecipazione di S.E. l’On.Mussolini alla conferenza di Ginevra.

2° – Nel meridionale [meridione] la propaganda comunista è attiva. Infatti  hanno potuto impiantare a Messina una tipografia clandestina esclusivamente pel partito.

3° – L’On.Picelli sta preparando un opuscolo, che verrà stampato quanto prima, sulle giornate di Parma (resistenza dei comunisti contro gli avversari) durante l’invasione fascista dell’Agosto 1922-

4° L’On.Picelli dovrà conferire con gli altri deputati comunisti per studiare il modo di far saltare quella specie di manganello che sembra tenere in mano Garibaldi nel monumento che vi  è al Pincio (sic!).

5° – L’On.Picelli è di continuo incaricato di portare documenti di carattere delicato a Mialno [Milano] (all’esecutivo) ed anche a Torino. Gli ordini in proposito ed i documenti gli vengono dati alla Camera dietro invio di recarvisi.

7° Quando ha bisogno di allontanarsi da Roma, per far perdere le tracce agli agenti sale sull’automobile e, fatto un poco di       strada scende, prosegue a piedi, riprende un’altra automobile (e ripete il trucco varie volte se è necessario) con la quale si fa trasportare in una stazione secondaria ove non vi è tanta vigilanza e dove sa di non essere conosciuto. Non scende mai dal    treno alle stazioni di Milano e Torino, ma in stazioni che si     trovano prima di deette [dette]città.

 

 

8° – Covo dei comunisti è un caffè sito a Roma in Piazza S. Cusinato [Cosimato] al N.37 e 38 gestito da Capriotti Augusto. L’On. Picelli si fa indirizzare la corrispondenza appunto al nome            del Capriotti in detta Piazza al N.37 e 38.  La busta esterna         porta l’indirizzo “Capriotti Augusto” – internamente vi è        un’altra busta col semplice nome “Guido” che viene consegnata     al Picelli.

 

 

Questo rapporto segreto della polizia fascista del 1925, scoperto durante le ricerche del film e del libro “il Ribelle”, mostra con quanta attenzione il regime fascista  spiasse Guido Picelli, allora deputato nelle file del Partito comunista d’Italia. Picelli aveva già subito nel 1923 un attentato fascista nel quale era stato ferito da una pallottola alla tempia ed era sfuggito ad un vasto complotto ordito da Italo Balbo e da altri gerarchi per attentare alla sua vita. Malgrado in ogni città lo aspettassero le squadre fasciste per aggredirlo e picchiarlo, Picelli fino al novembre del 1926,  il giorno del suo arresto e della successiva deportazione al confino, incurante dei pericoli continuò a viaggiare in tutt’Italia per organizzare la struttura  clandestina insurrezionale.