In una Libia dilaniata dagli scontri intra-clanici tra i due fronti, islamista e militare, torna la piaga dei rapimenti. A farne le spese questa volta è un chirurgo ortopedico italiano, specializzato in interventi sulla mano, il catanese Ignazio Scaravilli, 70 anni, irreperibile dal 6 gennaio scorso. L’uomo era partito prima di Natale con colleghi siciliani per operare in un ospedale di Tripoli. La Farnesina ha chiesto il massimo riserbo sulla vicenda. La famiglia ha annunciato il silenzio stampa sul caso.

Nel novembre scorso erano stati liberati in Libia altri due ostaggi italiani: Marco Vallisa e Gianluca Salviato. Questo rapimento arriva nella completa assenza delle rappresentanze diplomatiche occidentali che hanno lasciato il paese la scorsa estate, dopo gravi attentati che hanno colpito i consolati francese e statunitense. L’ambasciata italiana è invece ancora in funzione a Tripoli. In questo contesto, è in bilico la tenuta del timido cessate il fuoco, annunciato a Ginevra, lo scorso lunedì, da alcune milizie islamiste dopo la tregua voluta dai militari, vicini all’ex Cia, Khalifa Haftar. Il Congresso nazionale generale, il decaduto parlamento di Tripoli, ha annunciato di aver lasciato i colloqui in corso a Ginevra con la mediazione dell’inviato speciale delle Nazioni Unite, Bernardino Leon.

Il portavoce del Gnc, Omar Hemidan ha precisato che la decisione è stata presa dopo un assalto condotto in una filiale della Banca centrale libica a Bengasi da parte dei militari di Haftar, in violazione della tregua. I media riferiscono la versione dell’esercito che ha precisato di aver ripreso l’edificio strappandolo ai jihadisti di Ansar al-Sharia, estremisti islamici che hanno il controllo parziale del capoluogo della Cirenaica