Negli Stati uniti fra poesia, spoken word e rap spesso c’è una forte compenetrazione, qui stanno prendendo piede dei lavori dove i contenuti ragionati di musica e versi, la misura delle forme e una certa linearità configurano la nostrana spoken music. Zoopalco Poetry Label è un’etichetta bolognese che promuove questo genere e ora ha pubblicato Impre dei Mezzopalco. L’impressione è che in Italia non esista una vera scena, negli Usa per esempio, pare che qualsiasi prodotto sviluppatosi in quel contesto venga sempre risucchiato dal rap, con gli importanti numeri che sappiamo. Operazione coraggiosa di cui abbiamo parlato con i fondatori della label, Eugenia Galli: «Esiste già una scena di artiste e artisti che lavorano in contesti underground, sperimentali, dal basso. Uno degli obiettivi dell’etichetta è di farla emergere. Negli ultimi anni si è riscoperto un interesse per la narrazione di storie in versi e ad alta voce, anche il mainstream l’ha intercettato: si pensi a Vivo, la quindicesima traccia di Flop di Salmo. La scommessa è che il pubblico della musica possa interessarsi a un sottobosco di storie e di ricerche vocali variegate».

Negli ultimi anni si è riscoperto un interesse per la narrazione di storie in versi e ad alta voce, anche il mainstream l’ha intercettato

CENTRALE resta il live, la performance e il rapporto con il pubblico, difficile è spiegare le peculiarità di questo linguaggio, Alessandro Minnucci: «Vale la pena chiedersi se di “linguaggio” si possa parlare, in una scena così giovane e multiforme è forse più appropriato parlare di diversi linguaggi. Definendolo si corre necessariamente il rischio di costruire una barriera, ecco, potremmo riassumerlo come il tentativo di abbattere i confini della pagina scritta, di mostrare come la poesia possa scorrere non solo attraverso l’inchiostro ma anche attraverso le note, i gesti, la viva voce, se pure in forme diverse che sono ancora tutte da scoprire, sperimentare, condividere». Da poco è uscito il primo album dei Mezzopalco, un trio composto da alcuni elementi del collettivo, 12 tracce sanguigne in cui vengono citati Gil Scott-Heron e tanti altri. Ora toccherà ai club accogliere la proposta, Riccardo Iachini: «I luoghi che ospitano la poesia esistono in tutta Italia, grazie anche a una sviluppata scena dal basso e a una fitta rete che ruota attorno al Premio Alberto Dubito di Poesia con musica. L’album esce dopo oltre 40 date live dell’omonimo spettacolo, su palchi piccoli e grandi, dalle piazze dei paesi nell’entroterra campano al Mi.Ami Fest. La sfida è portare la spoken music stabilmente in questi luoghi, come già accade in altre nazioni, per renderla una presenza costante all’interno dei grandi festival, nei live-club, nelle programmazioni dei teatri: questo è il suo habitat, è lì che può contaminare, e contaminarsi».

QUANDO domandiamo quali sono i riferimenti musicali (e non) che orientano l’etichetta, la risposta è corale e trasversale: «Gil Scott-Heron, la poetessa bolognese Patrizia Vicinelli, Eschilo e Demetrio Stratos, la regina del duende Pastora Pavón Cruz. E poi da la spoken anglofona di Saul Williams e Kae Tempest, quella italofona degli Uochi Toki e degli Offlaga Disco Pax. Senza dimenticare Alberto Dubito e i Disturbati dalla Cuiete. La poesia orale può essere uno strumento di lotta, siamo ispirati/e dai temi transfemministi e queer, dalle rivendicazioni per i diritti alla cittadinanza delle persone migranti, dalle questioni che riguardano le aree interne del sud Italia e il loro spopolamento».