Quattro ragazzi iniziano a fare musica assieme. Due di loro già si conoscono, sono i Filo Joes: Michael Galla, in arte Galla, e Pahel Schulinus Brunis, in arte Pahel. Anche gli altri due sono una band, i Raid, ovvero Karsten Stieneke, detto Aphroe, e Gabriel Saygbe, meglio noto come Mr. Wiz. Siamo negli anni Novanta e il rap tedesco muove i suoi passi tra estetica hip hop, sbilenchi passaggi nel palinsesto televisivo a tarda sera, primi magazine e ritrovi che sono già discoteche con altri suoni.

I quattro pensano ad un nome calzante per la propria band: saranno i RAG, acronimo che fonde Ruhrpott, termine dello slang locale per indentificare la zona industriale della Ruhr e AG, Aktiengesellschaft, società per azioni. È dal cuore della Ruhr, da Bochum, Oberhausen, Herne, che i due registi Julian Brimmers e Benjamin Westermann, partono per raccontare la storia dei RAG nel documentario «We Almost Lost Bochum», omaggiando la canzone di Gil Scott-Heron «We Almost Lost Detroit», città che non sembra essere piombata in questo viaggio per caso. Non è una storia per soli addetti ai lavori, per ex writers maritati o per i virtuosi delle «barre». Amicizia, musica, vita e morte si saldano in un ritratto commovente di un pezzo di cultura pop e di una generazione, seguendo un corso biologico: la genesi, il successo, la fine precoce, le tragedie e deviazioni personali, il ritorno sul palco. Sì, perché dopo quindici anni, nel 2018, i RAG tornano sul palco, senza Galla, scomparso nel 2011, sul quale il documentario si sofferma commosso in una tappa triste, indelebile. Nel 1998 era uscito l’album capolavoro «Unter Tage» (Sottoterra) ammaliando tutti per testi e beat. Un immaginario malinconico dove la brutalità sta nella vita di quell’angolo di Germania che non lascia illeso nessuno. Parole dense di riferimenti alla geografia locale, nonché di astrattismi e rimandi filosofici.

Tre anni dopo esce P.O.T.T.E.N.T.I.A.L nato dalla proverbiale pressione del secondo lavoro in anni dal velocissimo cambiamento sociale e tecnologico. I RAG sembrano scontrarsi prima del tempo con le difficoltà di fare musica ad alti livelli senza rinnegarsi (troppo), perché? È sempre colpa delle major, bruti di turno mangia talenti? Per capirne di più viene data la parola ad altri rapper che dai RAG, a diverso titolo, sono stati influenzati. Jan Delay, Kool Savas, Curse, Die Kassierer, Stieber Twins, ognuno racconta il rapporto con questi quattro, sconosciuti ancora a molti eppure fautori di una pietra miliare del rap tedesco. Dal grigiore di Bochum a Washington D.C. dove qualcuno di loro si è trasferito, Brimmers e Westermann confezionano una emozionante piccola epopea su chi scriveva e cantava «ohne gewähr nur vage vorhersage». Nessuna garanzia solo una vaga previsione.