Da pochi giorni tornato alla guida del Pd, Matteo Renzi sferra un attacco all’anello considerato debole del Movimento 5 Stelle: l’amministrazione di Roma, colpita dall’eterno problema dello smaltimento dei rifiuti. Dice il segretario: «Domenica 14 maggio le Magliette Gialle, il simbolo del Pd che sta sul territorio e coniuga valori alti e progetti concreti, sbarcheranno a Roma.

Con la città invasa dai rifiuti e nell’incapacità dell’amministrazione comunale di dare risposte, il Pd romano presenterà le proprie idee sulla gestione dell’emergenza dei rifiuti ma lo farà dopo che per una mattinata saremo stati a pulire la città». Scatta la corsa contro il tempo a caccia dell’ultimo sacchetto dei rifiuti: la sindaca Virginia Raggi vuole superare l’emergenza «entro il fine settimana», per togliere il terreno sotto i piedi dell’iniziativa renziana. Dal Campidoglio annunciano: gli operatori che si occupano di liberare gli impianti e renderli pronti a ricevere nuovi rifiuti lavoreranno a ciclo continuo, alla raccolta è stata abbinata una pulizia extra con mezzi appositi e più piccoli attorno ai cassonetti, si moltiplicheranno i treni carichi di rifiuti, direzione Austria, per liberare le strade.

L’IDEA DI RIPULIRE simbolicamente la città è figlia dell’ideologia del decoro, trasversale alle fazioni in campo. L’aveva evocata anche Giuliano Pisapia, da sindaco, quando all’indomani degli incidenti del primo maggio «No Expo» milanese del 2915, scese in campo il popolo delle spugnette per restituire la «dignità perduta» alle strade luogo dello scontro. All’incirca nello stesso periodo Roberta Lombardi, personaggio di primo piano del M5S romano, inaugurò la campagna elettorale per le elezioni amministrative chiamando a raccolta gli attivisti e annunciando la pulizia di un parchetto nel quartiere di Montesacro, sulla scia di una pratica frequente presso i grillini.

È il modello ReTake, l’associazione di tutori del decoro che ormai da qualche tempo si aggira per Roma alla ricerca di adesivi da staccare, manifestini da rimuovere, scritte murali da cancellare. Più in generale, Renzi cerca di cavalcare l’ideologia del decoro, un mix di parole d’ordine non sempre coerenti tra loro, che tiene insieme la retorica dei beni comuni e i discorsi securitari, il civismo e la tolleranza zero. Non è un caso, peraltro, che il decreto che porta la firma del ministro Minniti e che introduce nuovi dispositivi di repressione della marginalità di «lotta al degrado» sia stato intitolato proprio al feticcio del «decoro».

DI FRONTE ALLE PETTORINE gialle di Renzi, si scomoda anche Beppe Grillo, a riprova che la questione ormai va oltre la sfera locale: «È colpa dei 5 Stelle la gestione dei rifiuti di Roma, anche se l’ha gestita il Pd con Mafia Capitale per anni», ironizza il leader. «Dopo un anno di insediamento della giunta siamo a questo punto», dice il commissario del Pd romano (e presidente del Pd nazionale) Matteo Orfini lanciando la giornata delle «Magliette Gialle».

I grillini, dal canto loro, si trovano nell’insolita posizione di dover sottolineare i limiti e la strumentalità di una chiamata alle armi (anzi, alle scope) che non può che essere puramente simbolica. Come è noto, infatti, a Roma il problema non è togliere la spazzatura dallo spazio pubblico, ma smaltirla correttamente. «Noi i rifiuti li raccogliamo – attacca Virginia Raggi – Ma non ci permettono di portarli via dalle strade. Renzi dove immagina di portarli? Magari farebbe bene a trasferirli davanti al palazzo della Regione. Piuttosto, intervenga sui suoi uomini e svegli il Pd del Lazio dal torpore nel quale si trova».