La giornata di ieri ha confermato il rallentamento dell’epidemia di Covid-19 in Italia. Con 29 mila nuovi casi, le ultime 24 ore confermano il trend in discesa del contagio. Diminuisce per la prima volta anche il novero delle persone in terapia intensiva sceso a 3846 (due meno di mercoledì). Con le 822 registrate ieri, anche questa settimana ha fatto registrare più vittime di quella precedente. Ma la curva dei decessi è l’ultima a raggiungere il picco, perché le vittime di oggi sono in gran parte casi positivi contagiati due o tre settimane fa.

Il miglioramento è confermato in quasi tutte le regioni. Fa eccezione la Puglia, l’unica in cui il numero dei casi positivi continua a crescere (1436 ieri). In Veneto, Emilia-Romagna e Basilicata la situazione appare stabile, ma non è ancora iniziata una vera e propria discesa. Le altre prenotano il ritorno in zona “arancione”. Lo fa la Lombardia: «Oggi l’Ats di Milano dava un Rt a 0,86, ampiamente sotto l’1» ha spiega l’assessore Giulio Gallera. La nuova mappa colorata è attesa per domani.

L’analisi settimanale della fondazione Gimbe, che dall’inizio della pandemia produce report puntuali utili a interpretare i dati, suggerisce che la situazione di emergenza negli ospedali potrebbe prolungarsi. «Per allentare la pressione negli ospedali ci vorrà molto più tempo rispetto alla scorsa primavera, perché l’entità delle attuali misure di contenimento è nettamente inferiore al lockdown totale». Le misure di contenimento, in realtà, nelle prossime settimane potrebbero essere ammorbidite nel tentativo riportare in alto la curva dei consumi. Lo scenario è stato già esplorato dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), l’agenzia Ue che fornisce ai governi analisi e linee guida per affrontare la pandemia.

L’Ecdc prevede che l’attuale fase di raffreddamento dell’epidemia, condivisa da tutti i paesi o quasi, continui fino a dicembre inoltrato. Poi, l’allentamento delle misure potrebbe far partire la “terza ondata”. «Se le misure introdotte da poco saranno eliminate il 21 dicembre, prevediamo che l’aumento di ricoveri potrebbe avvenire nella prima settimana di gennaio. Se verranno allentate il 7 dicembre, l’aumento dei casi potrebbe verificarsi entro il 24 dicembre», si legge in un report pubblicato il 23 novembre dall’Ecdc.

Per validare queste previsioni, bisognerà confrontarle con i dati. Secondo l’associazione Luca Coscioni ne circolano troppo pochi: il premier Giuseppe Conte aveva annunciato che i dati sul coronavirus sarebbero stati messi a disposizione della comunità scientifica. «Da allora – dice il presidente Marco Cappato – nessuna informazione in più è stata condivisa». Per rimediare, l’associazione lancia il sito CovidLeaks, un archivio aperto dove ognuno potrà caricare in forma anonima dati sul Covid e metterli a disposizione di chi vuole fare ricerca indipendente.
Ulteriori dati saranno necessari anche per comprendere meglio l’efficacia del vaccino prodotto dalla AstraZeneca.

L’annuncio che il vaccino sarebbe più efficace con un dosaggio inferiore, e che la scoperta sarebbe avvenuta “per errore”, ha destato perplessità e scetticismo nella comunità scientifica. «La spiegazione più probabile è il caso o una diversa demografia dei volontari» secondo Sam Fazeli, analista dell’agenzia Bloomberg. «In ogni caso, approvare il vaccino sulla base dei dati attuali significherebbe somministrare un vaccino senza conoscerne la reale efficacia». Per rimediare alla figuraccia, l’ad dell’azienda Pascal Soriot ha annunciato l’avvio di un ulteriore studio clinico per corroborare i dati raccolti fin qui.