In questa Spagna paralizzata dalla recessione, solo le spese militari non conoscono crisi. E così, mentre il paese si impoverisce, la ricerca langue, la sanità vacilla sotto i colpi d’accetta dell’implacabile esecutivo di Mariano Rajoy, il ministro della Difesa si concede spese miliardarie in armamenti «di straordinaria e urgente necessità». Che però di straordinario hanno ben poco: questo è infatti il sesto anno consecutivo che il budget per la difesa viene esteso rispetto allo stanziamento previsto dalla finanziaria.
Nel 2013 è già successo due volte: ad aprile, quando il governo ha approvato un extra di 582,3 milioni e – con mezza Spagna e quasi tutto il parlamento sotto l’ombrellone – alla fine del mese scorso, con un ritocco che ha iniettato nelle casse del ministro Pedro Morenés 877,3 milioni di euro non preventivati. In totale fanno quasi un miliardo e mezzo, ovvero una sbavatura del 24% sulla somma indicata in bilancio (che era, per l’anno in corso, di 5miliardi e 937milioni di euro). Dal 2008, ovvero da quando le correzioni «straordinarie» sono diventate un’abitudine (prima dei socialisti e poi, senza soluzione di continuità, dei popolari), le spese extra per missili e carrarmati hanno raggiunto i 9miliardi e 125milioni di euro: il 21% in più rispetto alla totalità degli stanziamenti ordinari previsti nel periodo 2008-2013. Una cifra altissima «che si finanzierà mediante il debito pubblico» e che sembra ancora più eccessiva se si considera che per ogni euro investito in incentivi allo sviluppo, la Spagna ne spende 11,5 nel settore militare; e che, sempre tra il 2008 e il 2013, sanità ed educazione hanno subito un taglio di quasi il 50%.
Questione di priorità. Per quanto la crisi morda, il governo ha dimostrato di riuscire trovare i fondi per finanziare «il più rilevante acquisto di sistemi di armamento, che coprono necessità politico-strategiche, economiche, industriali e tecnologiche essenziali per la modernizzazione delle forze armate». La modernizzazione del resto del paese, invece, può attendere. Come dovrà fare il Csic (il Cnr spagnolo) che rischia incredibilmente di chiudere i battenti per un buco di 25 milioni di cui il governo non vuole farsi carico; o gli immigrati irregolari esclusi dall’assistenza sanitaria perché considerati una spesa insostenibile per le casse dello stato. Lo stesso stato che, tra fine luglio e inizio agosto, ha speso 840 milioni (l’equivalente dei tagli all’istruzione del 2012) per andare incontro alle imprese private, con l’acquisto di un pacchetto di azioni dell’azienda tecnologica Indra (337 milioni) e dell’aeroporto di londinese di Luton (502 milioni, tramite la società statale di servizi aeroportuali Aena). Il tutto dopo aver tagliato lo stipendio ai dipendenti pubblici, a conferma del fatto che la crisi viene spesso usata dal governo do Rajoy come paravento per occultare precise scelte ideologiche.
Basta dare un’occhiata all’assortitissima lista della spesa del ministro della Difesa, pubblicata sul Boletín oficial del estado (la Gazzetta ufficiale spagnola) del 27 luglio scorso: due fregate, un aereo da combattimento EF-2000 (che da solo costa 371,5 milioni), uno da trasporto A-400M, un paio elicotteri (un Tigre e un NH-90), un carrarmato Leopardo, missili Taurus e C/C Spyke e altri armamenti vari. Con il parlamento pressoché vuoto, quasi nessuno ha sollevato obiezioni. Solo il deputato valenziano Joan Baldoví della formazione ecologista di sinistra Equo, ha protestato definendo la decisione del governo «un inganno scandaloso e immorale».