La prima riunione del nuovo parlamento catalano si terrà il 17 gennaio. Lo ha stabilito Mariano Rajoy, nella sua veste di presidente catalano ad interim, dopo l’applicazione del 155 e la rimozione del governo presieduto da Carles Puigdemont.

Quel giorno dovrà essere eletta la presidenza della nuova camera e inizierà il conto alla rovescia: 10 giorni per la sessione di investitura del nuovo presidente, altri 2 giorni se non ottiene la maggioranza assoluta, e altri due mesi se non dovesse ottenere nemmeno quella relativa. Dopodiché, in assenza di un o una presidente alternativa, scatta la ripetizione delle elezioni.

La conferenza stampa del presidente spagnolo di ieri è stata quasi completamente dedicata al tema catalano. Intanto, Puigdemont ha annunciato che stasera darà da Bruxelles il tradizionale discorso di fine d’anno, come se fosse ancora regolarmente presidente. Il suo partito nel frattempo ha alzato il tiro dei negoziati, e ha detto che sostanzialmente o si elegge Puigdemont o “non si crede nella democrazia”.

Ma nessuno ancora spiega come, visto che un deputato per essere eletto presidente deve dare un discorso alla camera, e Puigdemont nel momento in cui attraversi la frontiera pirenaica verrebbe arrestato. Si è parlato di investiture “telematiche” (ma ci vorrebbe una modifica del regolamento) e di altri sotterfugi.

Ma è ancora buio su come bypassare il problema degli otto deputati fantasma, tre arrestati e cinque all’estero, senza i quali gli indipendentisti sono ben lontani dalla maggioranza dei seggi attribuitagli dalla legge elettorale.