Il 2 settembre i plenipotenziari russi di San Francisco, dopo essere stati invitati a lasciare il paese in seguito a sanzioni contro la Russia, hanno dovuto andarsene in anticipo anche dagli uffici consolari in seguito alla richiesta dell’Fbi di poter perquisire gli stabili.

Una misura presa, secondo Mosca, in sfregio a ogni norma e consuetudine legata ai privilegi di immunità diplomatica. Il Ministero degli Esteri russo ora ha pubblicato un video di un minuto in cui si vedono agenti dell’Fbi, ieri pomeriggio, svolgere attività di perquisizione e sequestro di materiali sul tetto e negli uffici del consolato russo in California. Nelle immagini, viene documentato come durante l’azione siano stati distrutti molti suppellettili e mobili del consolato.

Subito è giunta, dalla sua pagina Facebook, una dura nota di Marija Zacharova, portavoce ufficiale del ministero degli esteri russi. «Ricordo che qualcuno aveva scritto un post indignato per l’uso della parola “illegalità” da parte di diplomatici», ha ironizzato la funzionaria del Cremlino. E ha sottolineato: «Sfido chiunque ora a trovare un termine migliore per descrivere cosa stanno facendo in questo preciso istante i “Mr. Smith”».

Zacharova ha poi precisato che «membri dell’Fbi stanno conducendo non ben chiare attività nel territorio del Consolato della Federazione russa distruggendo costosi parquet e agendo soprattutto senza autorizzazione. Chi sa chi sono questi individui che si comportano come dei furfanti?».

Un paio di giorni fa Putin aveva informato di aver dato mandato ai propri legali di intentare una causa ordinaria contro il governo federale Usa, ma soprattutto di riservarsi il diritto di far fare un’ulteriore cura dimagrante al corpo diplomatico americano in Russia che resta «di 155 unità superiore a quello russo negli Usa».

Una misura che sembra «inevitabile», ha affermato l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov, «visto che i rapporti diplomatici russo-americani sono ormai a livello del totale marasma».

Nessuna reazione da parte delle autorità americane che in un primo momento avevano chiesto l’accesso agli uffici per non meglio precisate attività di «sopralluogo al fine di evitare un grave danno ecologico», a seguito del fumo che si era sprigionato dal camino del Consolato.