Lo scontro a distanza tra Israele e Iran ieri si è fatto più vicino. Se è vero ciò che scrivevano i media israeliani, jet con la stella di Davide hanno bombardato ad al Kiswa, vicino a Damasco, una caserma iraniana in costruzione. La Siria ha confermato l’attacco precisando però che i sistemi di difesa anti-aerea sono riusciti ad intercettare e distruggere due razzi. Fonti arabe invece parlano di un attacco contro depositi di armi del movimento sciita libanese Hezbollah, più volte preso di mira in Siria dai raid aerei di Israele. Ieri sera il primo ministro israeliano Netanyahu ha fatto diffondere un suo video-messaggio in cui ha lanciato pesanti avvertimenti a Tehran e ripetuto che Israele non consentirà all’Iran di avere una presenza militare in Siria. Israele è schierato contro l’intesa Russia-Usa e quelle tra Russia, Iran e Turchia per l’istituzione di aree di de-escalation in Siria, volte a realizzare un progressivo cessate il fuoco tra forze governative e miliziani jihadisti. Secondo Tel Aviv queste intese favorirebbero presunti piani di Tehran per la costruzione di basi ed avamposti in Siria, anche nei pressi del Golan che Israele occupa militarmente da 50 anni.

Intanto nel conflitto yemenita, terreno di scontro indiretto tra l’Iran e l’Arabia saudita alleata di Israele, i ribelli sciiti Houthi hanno perduto l’appoggio dell’ex presidente Ali Abdallah Saleh contro il governo di Abd Rabbo Mansur Hadi appoggiato da Riyadh. Al termine di duri combattimenti nella capitale Sanaa, le forze di Saleh hanno strappato alle quelle rivali l’aeroporto e il ministero della difesa. Saleh in un discorso in tv ha chiesto ai sauditi di porre fine ai raid aerei in Yemen e al blocco di porti e aeroporti del Paese, dicendosi pronto a “voltare pagina”, ossia ad unirsi alla lotta contro l’Iran. Secondo dati dell’Onu i bombardamenti aerei della Coalizione a guida saudita hanno ucciso in Yemen almeno 5mila civili.