«Abbiamo fatto del nostro meglio. Ma eravamo solo in due», posta su Facebook la consigliera Rai in quota Pd, Rita Borioni. L’altro dei due è Riccardo Laganà, il rappresentante dei dipendenti in cda. Entrambi hanno detto no al nuovo piano industriale della tv pubblica, presentato dall’ad Fabrizio Salini ma durante la gestazione «emendato», con un forte pressing, dal presidente scelto da Salvini, Marcello Foa.

PASSA DUNQUE a maggioranza il piano da realizzare entro gennaio 2020 che disegna la nuova Rai «orizzontale», dove i vecchi direttore di rete diventano semplici coordinatori di palinsesto (a loro volta coordinati dalla direzione distribuzione) senza potere di spesa; il budget sarà affidato a 9 nuove direzioni di Contenuto, divise per generi: intrattenimento prime-time, intrattenimento day-time, intrattenimento culturale, fiction, cinema e serie tv, documentari, ragazzi, nuovi formati e digital, approfondimenti.

Quest’ultima direzione è stata aggiunta su pressione della Lega e dunque ci sarà un direttore unico per l’approfondimento dei diversi canali. E visto l’interesse dimostrato da Salvini in persona per questo piano (il ministro dell’interno, evidentemente pensando che si trattasse di una questione di ordine pubblico, ha pensato bene di parlarne a quattr’occhi con Salini) non c’è da stare tranquilli. Mentre Foa si è occupato anche di bloccare il progetto della Newsroom unica delle testate giornalistiche (un progetto che costò la poltrona all’allora dg Marcello Campo Dall’Orto). Tg1, Tg2 e Tg3 vanno insomma presidiati militarmente. Per il momento finiscono sotto la Testata multimediale Rainews24, Tgr, Televideo e di Rainews.it. Il piano prevede inoltre un nuovo canale istituzionale, da tenere d’occhio, «per avvicinare cittadini e istituzioni, promuovendo la conoscenza delle stesse tramite un palinsesto dedicato».

C’È POI IL CASO DEL CANALE in inglese, che sarà prodotto da Rai Com. Il consigliere Laganà (che contesta tra l’altro mancanza di trasparenza e di garanzie sulle nomine) ieri mattina aveva segnalato la questione in una lettera al cda, alla commissione di vigilanza, al ministero dell’Economia e a quello dello Sviluppo economico. Il contratto di servizio tra Rai e Mise, infatti, prevede che la piattaforma in inglese sia finanziata solo con il canone. Invece finirà nella consociata commerciale. Non solo: presidente di Rai Com è sempre Marcello Foa. Anche Rita Borioni – che tra l’altro contestava la moltiplicazione degli incarichi con la nascita delle 9 direzioni e segnalava i rischi per l’autonomia editoriale dei programmi che finiranno sotto la direzione approfondimenti – aveva chiesto di sciogliere il nodo prima del Cda. Proteste anche dal sindacato dei giornalisti Usigrai, che chiede «un chiarimento urgente sui potenziali conflitti di interessi».

LA QUESTIONE SARÀ discussa dalla vigilanza Rai: la commissione ha convocato Salini e Foa per mercoledì 13. All’ordine del giorno dell’audizione, il piano industriale ma anche i richiami dell’Agcom per le violazioni del pluralismo (con Salvini e Di Maio onnipresenti), i contratti di Fabio Fazio e di Claudio Baglioni per Sanremo, «le presunte violazioni di regole deontologiche da parte delle testate giornalistiche nell’ambito di recenti vicende giudiziarie» (tradotto: le immagini dell’interrogatorio di Tiziano Renzi finite nei tg di prima serata) e, è scritto nella lettera di convocazione inviata a Salini, «i contatti che vi sarebbero stati tra Lei ed esponenti del Governo». Insomma, l’incontro con Salvini.