Il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, tira un sospiro di sollievo. Fabio Fazio e Massimo Giletti – per citare due dei conduttori scesi in campo lancia in resta contro il taglio dei loro compensi – potranno restare sopra il tetto dorato. Forse anche Bruno Vespa: lui stesso precisa di avere un contratto non giornalistico ma per «prestazioni artistiche» con contributi Enpals.

Con una lettera firmata dal sottosegretario Antonio Giacomelli arrivata ieri a viale Mazzini, il ministero dello sviluppo economico, accogliendo il parere dell’Avvocatura dello stato, fa marcia indietro: la Rai potrà escludere i contratti di natura artistica da quelli che, per legge, devono restare sotto il tetto dei 240 mila euro annui. Dovrà essere ora l’azienda a stilare un piano per stabilire «criteri e parametri per la corretta e chiara individuazione dei ’contratti con prestazione di natura artistica’, dei meccanismi di determinazione della loro retribuzione e del loro valore in relazione agli obiettivi del piano editoriale».

«La lettera sembra consentire di trovare una soluzione positiva, le decisioni andranno prese in cda», dice Campo Dall’Orto che, presentando la centesima edizione del Giro d’Italia, parla anche del suo futuro, visto che è sotto tiro sia in cda che fuori , avendo scontentato chi lo ha spedito sulla tolda di viale Mazzini, Matteo Renzi: «La mia natura – dice Cdo – non è quella di occupare dei posti, delle poltrone, ma quella di costruire dei progetti. Finché ce ne sono le condizioni continuerò a farlo».

Soddisfatto anche Carlo Freccero, che anzi dice «un grazie di cuore al sottosegretario Giacomelli e al governo» perché la lettera «dovrà essere discussa con gli avvocati per trovare una definizione giuridica su cosa significhi prestazione artistica, ma i palinsesti dell’autunno sono salvi». Un altro consigliere Rai, Franco Siddi, comunque avverte: «Nessuno può immaginare compensi fuori misura». E chissà se saranno a misura di Fazio&co.

E comunque contro l’intervento del governo per salvare i compensi delle star si levano proteste dall’opposizione. Ovviamente si fa sentire Renato Brunetta: «Non basta una letterina per eludere la norma. La maggioranza, se vuole mantenere questi maxi stipendi amorali, approvi una legge». E si fanno sentire i 5 Stelle della commissione di vigilanza: «Il tira e molla del governo sul tetto agli stipendi dimostra incapacità e inconsistenza politica di un esecutivo in piena deriva. Continuiamo a credere che il tetto sia un’occasione per di dare spazio a nuove energie e investire su produzioni italiane di qualità, senza dover per forza affidarsi ai soliti Vespa, Fazio e compagnia».

Ma se il cammino di Campo Dall’Orto resta comunque impervio non è per le iniziative dell’opposizione. In cda l’aria è sempre tesissima e il renzianissimo Michele Anzaldi si è fatto sentire pure ieri, chiedendo per l’ennesima volta spiegazioni all’azienda: «Perché i tre canali generalisti Rai non hanno cambiato programmazione dopo l’attentato di Parigi?» .