L’indagine sul rispetto del pluralismo aperta da Agcom sulla Rai ed in particolare verso la seconda rete per il telegiornale diretto da Sangiuliano e programmi come Realiti e Tg-post, rimasti molto al di sotto di un’accettabile anche se lottizzato equilibrio, ci dice che su tv e politica siamo alle solite. Non un passo avanti è stato fatto rispetto al passato per quanto riguarda l’azienda pubblica. Ma a dirla tutta i problemi non sono solo di quest’ultima. Anche il Tg di Mentana mostra qualche affanno di troppo, visto che, secondo le ultime rilevazioni Agcom, è quello che offre alla Lega il maggiore spazio di parola: un 12% che aggiunto al 45% riservato a governo e premier e al 7,5% del M5S fa quasi il 65% dell’informazione politica appaltata alla maggioranza (il Tg2 è al 60%, il Tg1 al 57%).

Senza parlare di Mediaset dove si sa che il pluralismo è da sempre un concetto difficile da digerire e l’informazione scandalosamente sbilanciata sul partito del proprietario, con numeri francamente indecenti per il Tg4 e Studio Aperto, che regalano il 24 e il 28% a Forza Italia, e un po’ più contenuti per il Tg5 che si ferma ‘solo’ al 18%, che è però più della Lega e del M5S messi insieme. Mentre Sky, che con Di Battista ha mandato in onda un reportage politicamente e televisivamente imbarazzante, si conferma la più filogovernativa del reame con il 47% del tempo di parola concesso a premier e governo e un altro 20% garantito ai due partiti della coalizione gialloverde. Numeri sui quali però l’Authority tace. Stiamo parlando naturalmente di giugno, dopo che in campagna elettorale la par condicio aveva in qualche modo messo un freno alle tendenze più smaccatamente di parte. E dire che c’è chi la vuole abolire.

Il peggio però lo fanno vedere i programmi extra tg di Rai 2 (Povera patria, Realiti, Misteri d’Italia) dove la Lega si mangia da sola il 43% del tempo di parola, quasi la metà, e di Mediaset, dove la Lega è sovrarappresentata (tre volte rispetto ai Cinquestelle): programmi come Mattino Cinque, Stasera Italia, Dritto e Rovescio, Pomeriggio 5 ma soprattutto Fuori dal coro. Quest’ultimo, che nel mese di luglio ha toccato anche il 9% di share, ha visto ritornare in prima serata Mario Giordano e il suo giornalismo cucito alla perfezione addosso ad un populismo aggressivo e ossessionato dai temi securitari. Qui l’Authority puntualmente richiama il programma alla necessità di garantire la “presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti” evitando “rappresentazioni stereotipate e generalizzazioni”, ma temiamo sia appello inutile dato che il tentativo post elettorale di disintossicare, con un cambio di toni e di stile, l’informazione di Mediaset, in particolare quella di Rete4 che ha tirato una lunghissima volata a Salvini, pare finito, miseramente, prima ancora di cominciare.