I lavoratori della Rai (non i giornalisti e quelli aderenti alla Cisl) sono scioperano contro il taglio di 150 milioni contenuto nel decreto Irpef, mentre i vertici di viale Mazzini vengono ascoltati dalla commissione parlamentare di vigilanza sul futuro della tv pubblica.

«Il 75% dei lavoratori ha aderito allo sciopero. Si sono raggiunte punte del 95% su alcune sedi regionali e aree aziendali. Il palinsesto televisivo e radiofonico ha subito uno stop evidentissimo, sia sulla parte informativa sia sulla parte dell’intrattenimento», è il bilancio che a fine giornata stilano Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind-ConfSal, ricordando di aver presidiato 22 piazze in tutta Italia con iniziative davanti alle sedi e cortei. I sindacati ritengono di aver inviato un «segnale forte» e aggiungono che nonostante l’Usigrai abbia fatto retromarcia, «molti giornalisti hanno partecipato con lettere di solidarietà e partecipando ai presidi».

La leader della Cgil Susanna Camusso ribadisce che i tagli sul canone 2014 sono «una scelta sbagliata dal punto di vista della sottrazione di risorse, tanto più che si tratta di una tassa di scopo e quindi riguarda anche le ragioni per cui i cittadini pagano il canone». E sbagliata è anche «la progressiva privatizzazione di un’azienda pubblica», visto che per far fronte al prelievo di 150 milioni sarà collocata sul mercato una quota di Raiway. In vigilanza, la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, assicura invece che la vendita di una quota di minoranza della società delle torri di trasmissione (che potrà coinvolgere «investitori istituzionali») non sarà un passo verso la privatizzazione dell’azienda. O almeno «non ho indicazioni» in tal senso.

Ascoltato dalla vigilanza anche il segretario dell’Usigrai Vittorio di Trapani, secondo il quale quella dello sciopero, seppure alla fine non condivisa, «è una scelta che merita rispetto». Un rispetto che, aggiunge, «purtroppo è mancato nelle parole del presidente del consiglio quando ha definito ’umiliante’ quella iniziativa». E ieri il sottosegretario alle comunicazioni Antonio Giacomelli ha rincarato: «Io ho sentito milioni di lavoratori che sono molto contenti per la boccata d’ossigeno degli 80 euro e sono meravigliati della reazione di un mondo in qualche modo protetto come la Rai che non si rende conto di quello che vuol dire questo per tanta parte del paese».