Quando non si parlava di web tv, streaming e men che meno di digitale, la Rai era la televisione. Simbolo – con pregi e molti difetti – di un’Italia in trasformazione in quegli anni ’50 che fanno da ponte al boom del decennio successivo. Il Centro di produzione Rai di via Teulada 66 a Roma, progettato dall’architetto Francesco Berarducci, fu inaugurato il 19 dicembre 1957. Era di fatto una cittadella televisiva: c’erano gli studi, i grandi teatri di posa, mentre i telegiornali stavano tutti all’ultimo piano, così come le regie, le falegnamerie e i ponti per la diffusione del segnale. Nel tempo i tg si trasferirono a Saxa Rubra, i grandi show al teatro delle Vittorie, i cantieri agli studi Dear. Via Teulada si è così trasformata, nel tempo, in altro: la sede di trasmissioni di lunga residenza come I fatti vostri che è andata ad occupare lo storico Studio 1 di tanti show degli anni’ sessanta. A via Teulada e a quel mondo rutilante e giocoso e in bianco e nero viene dedicata una mostra dal titolo #viateulada66 – La tua Rai in dieci programmi che hanno fatto storia.

STUDIATA come complemento alla settantunesima edizione del Grand Prix Italia, la mostra allestita a Palazzo Venezia a Roma – vuole raccontare attraverso un’esposizione di oggetti, memorabili e a abiti entrati nel mito, panel con video i volti e i costumi del paese. Il Refettorio – l’ambiente scelto per l’allestimento curato dalla giornalista, autrice e docente di fashion studies Fabiana Giacomotti – non è casuale. L’esposizione è infatti articolata in unico grande spazio, anticamente conviviale, affacciato sul giardino di Palazzo Venezia – che offre allo spettatore uno sguardo complessivo sulle diverse espressioni creative . Dalle teche e dagli archivi Rai sono stati selezionati, visionando centinaia di ore di programmi televisivi – dieci trasmissioni, altrettante simboli di un’epoca: Il Musichiere, Studio Uno, L’Altra domenica, Quelli della Notte/Indietro tutta, Pronto Raffaella?, Chi l’ha visto?, Porta a Porta, 90° minuto, Sottovoce, Storie Maledette insieme a un curioso thriller del 1979 diretto da uno specialista del genere, Aldo Lado: Delitto in via Teulada. Ogni show viene riassunto in una clip di due minuti che il visitatore può seguire su delle apposite postazioni video.

E POI gli abiti, le mise di Mina – che eravamo abituati a vedere in sfavillante biancoe nero – da Studio a Uno al commiato dell’ottava e consluiva puntata di Milleluci insieme all’abito di scena di Raffaella Carrà. E ancora le pailettes delle Kessler e i costumi di scena di Rita Pavone, fino ai sobri completi griffati Armani di Franca Leosini. Nel percorso anche gli arredi dela produzione Rai: il telefono di Chi l’ha visto?, il divano di Porta a Porta. E perfino un muro luminoso davanti a cui scattarsi un selfie potendo scegliere il proprio show preferito. Aperta fino al 29 settembre, dalle 9 alle 19.30, la mostra è ad ingresso libero