La presidenza Foa è sfumata. Forse verrà sostituita in corsa già oggi pomeriggio, nella prima riunione del nuovo cda Rai. In ogni caso non arriverà a domani pomeriggio. Se la candidatura dell’amministratore delegato del Corriere del Ticino sarà sottoposta domattina al voto vincolante della commissione di vigilanza, sarà impallinata.

UN COMUNICATO CONGIUNTO dei capigruppo del Pd e di LeU nelle due camere invita tutte le opposizioni a disertare la seduta. «La maggioranza M5S-Lega deve imparare che ci sono limiti invalicabili. Il presidente del cda deve essere un nome di garanzia, come espressamente impone la legge», scrivono Delrio e Marcucci per il Pd, Fornaro e De Petris per LeU.

Non li seguirà FdI. Giorgia Meloni al contrario ha annunciato il voto a favore di Foa: «La sinistra ci ha convinti». Ma i due commissari FdI, sommati ai 21 di maggioranza, non bastano a raggiungere il quorum di 26 voti, i due terzi della commissione. Ci vorrebbe il soccorso azzurro e non arriverà. »Ci dispiace ma non possiamo votare Foa. Il metodo è sbagliato. Non siamo stati consultati e non ci possono essere imposizioni».

Anche più tassativa la capogruppo al Senato Bernini: «È stato un inaccettabile blitz del governo». Ma il più avvelenato di tutti è Silvio Berlusconi, che ieri era al san Raffaele per accertamenti, ma chissà che nel ricovero non c’entri anche lo sbotto di rabbia per il plateale sgarbo di quello che formalmente è ancora suo stretto alleato: quel Salvini che non si è neppure peritato di alzare il telefono per avvertire l’alleato della decisione presa e tanto meno per concordarla. Berlusconi non è stato il solo a prendere male il metodo Salvini. Sul Colle la reazione del presidente è stata più composta, non meno irritata.

DI MAIO ALZA LA VOCE: «Se il problema è che Foa è sovranista allora arrestateci tutti». Il presidente della Camera Fico, meno battagliero, se la prende con la legge di Renzi: la radice del male è quella. Ma gli strilli del vicepremier sono inutili. La strada per Foa è sbarrata. Sempre che quella strada Foa la imbocchi davvero, ed è molto improbabile. Oggi pomeriggio nel voto del cda gli mancherà il sostegno di due consiglieri: Rita Borioni e Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti. Se mancasse anche il voto di Giampaolo Rossi, targato FdI ma eletto anche come rappresentante di Fi, non ci sarebbe partita. Dopo la sterzata di Giorgia Meloni è probabile che il voto di Rossi a sostegno di Foa arrivi, ma servirebbe solo a rinviare l’esecuzione.

La via d’uscita, alla quale avrebbe lavorato ieri l’immancabile Gianni Letta, sarebbe un cambio di cavallo in extremis. Formalmente il Tesoro non nomina infatti il presidente ma solo un consigliere. Nulla impedisce al cda di scegliere al proprio interno un altro nome da sottoporre al vaglio della Vigilanza. Sarebbe proprio quello di Giampaolo Rossi, che come direttore di Rainet avrebbe anche il vantaggio di essere una «candidatura interna». Sempre che Fi accetti, e non è detto. Rossi, segnala infatti in privato proprio Tajani «è in quota Meloni, non nostra». La sterzata di sorella Giorgia, passata repentinamente ad appoggiare Foa «nonostante il metod», ha il palese obiettivo di spianare la strada al suo candidato.

L’OSTACOLO È CHE PERÒ così proprio Fi resterebbe a bocca asciutta. M5S ha la postazione chiave con l’ad Salini. FdI occuperebbe la presidenza. Per il Tg1 è in pole position Gennaro Sangiuliano, in quota Lega. Giordano Matano è sponsorizzato dai 5Stelle per il Tg3 ma sottrarre al Pd quella postazione non confermando Mazzà appare quasi impossibile. In questo caso lo stesso Matano ambirebbe proprio al Tg della seconda rete. Per la direzione di Raitre sarebbe in corsa Maria Pia Ammirati, direttrice di Raiteche, ma Salini, nelle sue nuove vesti di onnipotente di viale Mazzini intenderebbe invece confermare Stefano Coletta. Per Fi, al momento, non sembra esserci posto e il partito azzurro potrebbe quindi bocciare anche la candidatura Rossi.

In questo caso ad affossare Foa sarebbe la Vigilanza e sarebbe un po’ un salto nel vuoto. È la prima volta che si nomina il cda con le nuove regole dettate da Renzi: cosa fare in caso di bocciatura del consigliere nominato dal Tesoro non lo sa nessuno.