«L’incidente di giovedì non ha pregiudicato la riforma», assicura Renzi. Che però subito dopo aggiunge: «Vedremo come rimediare alla camera». Ieri il senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge che modifica i criteri di nomina del consiglio di amministrazione della Rai così come proposto dal governo, al netto della delega sulle emittenti locali e per riorganizzare il canone che è stata bocciata con il voto decisivo di una parte del Pd. «Sul canone potremmo intervenire anche nella legge di stabilità», avverte già Renzi.
Con 142 voti favorevoli e 92 contrari il senato ha approvato la legge di riforma. Una soglia particolarmente bassa, venti voti sotto la soglia della maggioranza assoluta. Ora il testo passa alla camera.

Nel frattempo però la prossima settimana il consiglio di amministrazione della televisione pubblica sarà nominato con le vecchie regole della legge Gasparri. L’ex ministro della telecomunicazioni di Berlusconi comprensibilmente gongola: «Essendo giovane, Renzi imparerà che la vita è più complicata di quel che pensa». Non che al premier necessariamente debbano dispiacere le regole in corso, con le quali la maggioranza sceglierà i consiglieri più graditi. martedì la commissione di vigilanza indicherà sei nomi, mercoledì il governo sceglierà presidente e direttore generale. Il premier che aveva detto più volte che non ci sarebbe stato un nuovo cda scelto con la Gasparri si difende: «Non potevamo fare altre proroghe». L’ex Pd Fassina lo attacca: «Considera i cittadini italiani particolarmente stupidi, vuole un rapporto tra esecutivo e Rai “alla Bbc” ma impone norme che attribuisco al governo il potere di nomina dell’amministratore delegato e della maggioranza del cda». Il sindacato dei giornalisti e l’Usigrai lo incalzano: «Vuole un presidente e un direttore generale autorevoli e competenti? Allora faccia partire una procedura rapida e trasparente di candidature e audizioni pubbliche, fondate sui curriculum. O la fretta di occupare poltrone sarà più grande anche della trasparenza e del merito?». d. c.