Nell’Italia che brucia a fuoco lento c’è qualcuno che per guadagnare 10 euro l’ora il lavoro se lo deve inventare, con attitudine criminale. Magari appiccando il fuoco per poi correre a spegnerlo con indosso l’uniforme dei pompieri. Complice lo Stato che invece di rimpolpare l’organico dei vigili del fuoco, numericamente inadeguato, assolda volontari pagandoli a prestazione. Una logica perversa: più incendi ci sono, più qualcuno ci guadagna.

L’accusa contestata dalla polizia di Ragusa ha per teatro la Sicilia, luogo simbolo di un paese che sta andando in fiamme non solo per fatalità. E come protagonista una squadra di pompieri ausiliari indagata per truffa, anche se alcuni di loro sono accusati di incendio. Il capo della squadra che era in servizio a Santa Croce Camerina (dal 2013 al 2015) si trova ai domiciliari. Secondo l’accusa appiccavano il fuoco e lanciavano falsi allarmi al 115 (con la complicità di amici e parenti) per garantirsi la paga. Il capo del gruppo, Davide De Vita, durante il turno come volontario perlustrava i boschi con il furgoncino per appiccare il fuoco e poi tornava sul luogo del delitto con l’autobotte. I troppi interventi della sua squadra però hanno insospettivo il comando provinciale di Ragusa (120 contro i 40 effettuati da altre squadre).

Quasi tutti i volontari indagati nell’operazione Efeso – tutti con un impiego ma non assunti regolarmente – hanno ammesso le proprie colpe ma solo il “capo” è stato arrestato perché avrebbe “continuato a reiterare il reato” e, secondo la polizia, avrebbe detto di essere disposto a “far scoppiare una bomba” pur di incassare le indennità che gli spettavano.

Pompeo Mannone, segretario generale della Fns Cisl (sicurezza), chiama in causa il ministero degli Interni. “Per poter garantire a tutti i cittadini il servizio dei professionisti che da sempre si prodigano per la messa in sicurezza di tutta la cittadinanza – spiega – occorre raddoppiare l’organico e portarlo a 60 mila unità. Per anni abbiamo richiesto all’amministrazione dell’Interno di non pagare le prestazioni dei volontari, pensiamo che queste risorse utilizzate impropriamente possano essere utilizzare per assumere professionisti. Il sindacalista si rivolge al ministro Minniti, “risolva definitivamente questa annosa questione”.

Ancora più diretto Antonio Brizzi, segretario del sindacato autonomo Conapo. “Il vero volontariato – dice – è quello prestato a titolo gratuito, non quello pagato a 10 euro l’ora che trae maggiore retribuzione dall’incremento degli interventi. Il ministero dell’Interno arruola pompieri volontari e li paga con la stessa retribuzione dei vigili del fuoco di ruolo. E’ una assurdità che doveva essere modificata con i decreti della legge Madia ma il ministero non ha avuto il coraggio”.

Per il senatore di Mdp-Articolo 1, Francesco Campanella, si tratta di “un’altra puntata di questa telenovela” che ha per titolo il solito scandalo degli incendi in Sicilia. Questa la trama: “La preparazione dei boschi per l’avvento dell’estate viene fatta in ritardo e la questione dei terreni privati, dove lo Stato non può intervenire per controllare se fanno la prevenzione antincendio, è stucchevole se pensiamo che proprio la politica dovrebbe avere il compito di definire le regole per risolvere i problemi. Detto questo è chiaro a tutti che la maggior parte degli incendi ha natura dolosa e se non si affrontano non è per caso”. Secondo Campanella, tanto per cominciare, bisogna assumere vigili del fuoco e ai volontari dare solo rimborsi.

Legambiente Sicilia si costituirà parte civile e chiede pene esemplari: “Un disegno criminoso organizzato scientemente da volontari dei vigili del fuoco per dieci euro di indennità – dice il presidente Gianfranco Zanna – non solo è sconfortante ma dimostra ancora una volta quanto l’ambiente e il territorio, e la vita stessa dell’uomo, siano meno di zero per questi delinquenti”.