Il caso Cucchi proseguirà in appello solo contro gli agenti della polizia penitenziaria, non più – com’era in primo grado – contro medici e infermieri. Ieri, a quattro anni dalla scomparsa del geometra romano, arrestato il 16 ottobre 2009 e morto dopo 6 giorni all’ospedale Pertini, Alessandro Gamberini, legale del padre, ha presentato formalmente gli atti per il ricorso in appello.

Contemporaneamente l’avvocato Fabio Anselmo ha annunciato che, dopo trattative durate mesi, la struttura ospedaliera dov’è avvenuto il decesso risarcirà la famiglia di Stefano. Lo stesso legale si è trovato a dover smentire le cifre pubblicate da varie testate in queste ore. «Non intendiamo parlare di somme –ha detto Anselmo all’Ansa – e posso solo dire che il risarcimento è parziale, per salvaguardare i diritti della famiglia Cucchi a continuare ad esercitare il loro ruolo all’interno del processo penale contro gli agenti della polizia penitenziaria assolti».

L’effetto del risarcimento sul ricorso in appello sarà infatti la rinuncia da parte della famiglia a costituirsi parte civile nei confronti dei sanitari. Il primario Aldo Fierro e i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi de Marchis Preite, Silvia di Carlo sono stati condannati a 2 anni per omicidio colposo il 5 giugno scorso, l’altro medico, Rosita Caponetti, solo per il reato di falso ideologico.

La III Corte d’Assise di Roma ha assolto gli infermieri e persino gli agenti di polizia penitenziaria. Secondo l’accusa, invece, Stefano Cucchi è stato brutalmente picchiato nelle celle di sicurezza della Città giudiziaria di Roma (dove attendeva la convalida del suo arresto per possesso di droga) e i medici lo hanno abbandonato a se stesso. Il verdetto dell’ultima sentenza, dove tra l’altro è scritto: «legittimo il dubbio che Stefano Cucchi, arrestato con gli occhi lividi e che lamentava di avere dolore, fosse stato già malmenato dai carabinieri» è che il geometra romano sia deceduto per malnutrizione.

I familiari, dopo 6 giorni di richieste di contatto cadute nel vuoto, hanno saputo della morte di Stefano quando un carabiniere ha notificato alla madre che sul cadavere del figlio sarebbe stata disposta un’autopsia. «Stefano è morto d’ingiustizia, e nei successivi gradi di giudizio si tenterà di dimostrarlo» è stato il commento della sorella Ilaria.

Ieri, nel quarto anniversario della morte, da Pescara è partita l’iniziativa #iosonocucchi. Dall’8 al 10 novembre in una delle piazze principali della città abruzzese verrà esposto un tappeto di foto grande cento metri quadrati che raffigurerà il volto di Stefano. Il mega-ritratto sarà composto da primi piani di volti imbavagliati, bendati o con le orecchie tappate che chiunque potrà inviare via facebook, twitter e mail entro il 27 ottobre, aggiungendo il tag #iosonocucchi.