A un anno dalla sua elezione, la sindaca Virginia Raggi rischia di essere processata per le nomine in Campidoglio. La procura di Roma ha chiuso le indagini, passo che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, per le accuse di falso per la nomina di Renato Marra all’incarico di capo dipartimento per il turismo e di abuso d’ufficio per di Salvatore Romeo, che venne promosso a capo della segreteria della sindaca.

La nomina di Renato Marra finì sotto indagine dopo che la sindaca si assunse la responsabilità dell’atto. Un tentativo di sanare l’iter di un procedimento che, se fosse rimasto in capo al fratello Raffaele (capo del personale e factotum della sindaca fino al suo arresto per corruzione), sarebbe stato considerato illegittimo. Gli inquirenti hanno però chiesto l’archiviazione del reato di abuso d’ufficio, che pende ancora sull’altro Marra, ancora agli arresti domiciliari.
La nomina di Romeo saltò all’indomani della bufera giudiziaria che nello scorso mese di dicembre aveva investito Raffaele Marra e che fece tremare la giunta. Dopo ore convulse, dai vertici del M5S scelsero di non affossare l’esperimento di governo e optarono per una sorta di commissariamento dell’amministrazione: arrivò l’imprenditore veneto Massimo Colomban alle partecipate e il parlamentare Riccardo Fraccaro venne messo al fianco della sindaca eletta. Oltre a quella di Romeo saltò la poltrona del vicesindaco Daniele Frongia, che è ancora assessore allo sport e ai rapporti con la maggioranza. Romeo, dal canto suo, divenne protagonista della strana (ma non penalmente rilevante) vicenda delle polizze intestate a Raggi.

Ci sono altre due storie di veleni e sgambetti, per le quali l procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio hanno chiesto di archiviare la posizione della sindaca. La prima riguarda la nomina di Carla Raineri a capo di gabinetto. Proprio un memoriale della magistrata che era stata designata al vertice dell’ufficio esecutivo di Raggi e poi rimossa, aveva dato il via alle indagini sulle attività di Raggi nei primi mesi di amministrazione. Quel documento aveva fatto luce sul cerchio magico che si era stretto attorno a Raggi, ponendola da subito in conflitto con Marcello Minenna, assessore al bilancio e uomo forte designato della giunta poi dimessosi per solidarietà con Raineri. Si va poi verso l’archiviazione dell’indagine sul presunto caso di dossieraggio che sarebbe stato messo in piedi dentro al Movimento romano per sabotare la corsa alle «comunarie» di Marcello De Vito, che contendeva a Raggi la candidatura a sindaco. De Vito, attualmente presidente del consiglio comunale, era stato sentito dai magistrati.

Raggi non ha nessuna intenzione di dimettersi, come ha ribadito nei giorni scorsi, corroborata dal nuovo regolamento del M5S che, approvato in fretta e furia all’inizio dell’anno, esclude l’automatismo tra rinvio a giudizio e rinuncia all’incarico. Intanto, il più ampio monocolore nella storia dell’amministrazione della capitale potrebbe assottigliarsi. La maggioranza rischia di perdere Cristina Grancio, «sospesa» dai vertici del M5S a causa delle posizioni critiche sullo stadio della Roma. Assieme a lei ci sono altre due consigliere dissidenti a rischio epurazione: Monica Montella e Gemma Guerrini. Se anche per loro scattasse la sanzione, la maggioranza pentastellata sarebbe meno granitica. Ecco perché, questa volta, i probiviri potrebbero chiudere un occhio.