È stato il giorno del vertice in Campidoglio tra Regione Lazio, Acea e Comune di Roma. «Non possiamo assolutamente tollerare il razionamento», dice la padrona di casa Virginia Raggi, che siede al vertice del tavolo, ci tiene a presentarsi come arbitro della contesa e dunque prova a smarcarsi dalle accuse della sua (ancora per poco, probabilmente) collega di partito e sindaca di Anguillara, che nei giorni scorsi le ha rimproverato scarsa sensibilità per l’ecosistema del lago di Bracciano. «La tutela del lago è molto importante – ha aggiunto Raggi arrivando in Campidoglio – è stato uno dei miei primi pensieri». Ma nel M5S in molti considerano l’ordinanza della Regione a tutela del lago come un pretesto per mettere in difficoltà la capitale e in cattiva luce la sua amministrazione. Basta sentire il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito: «Il provvedimento della Regione, ritenuto illegittimo da Acea, è sorprendente – afferma De Vito – Peraltro la riduzione del livello del lago di Bracciano dipende per l’85% da evaporazione e solo per il 15 da captazione». Un po’ a mezza bocca, dunque, la maggioranza grillina difende Acea e sostiene che con la governance dell’era 5 Stelle è cominciata un’opera di risanamento della rete che ha toccato 3000 degli oltre 5000 chilometri di rete dell’Ambito territoriale del Lazio centrale. C’è da sospettare che in molti nel M5S siano d’accordo con il ricorso presentato al tribunale regionale delle acque dall’azienda contro l’ordinanza che ha fermato le captazioni. I critici, però, sottolineano che i bilanci di Roma Capitale non possono permettersi di rinunciare ai 70 milioni di euro di dividendi che Acea ha distribuito al socio di maggioranza, a scapito dell’opera di investimento. Tanto che il consiglio d’amministrazione ha aumentato del 24% la quota di utili che finisce nelle tasche degli azionisti (a vantaggio dei grandi: oltre al Comune di Roma, i francesi di Gdf Suez e Caltagirone) invece che nelle disponibilità dell’azienda.
Ci sono i sindaci dei paesi che affacciano sul lago: Trevignano Romano e Bracciano, la presidente del consiglio comunale di Anguillara (assente la sindaca grillina Sabrina Anselmi), il presidente del Parco Naturale di Bracciano e Martignano e quello del Consorzio Lago. La delegazione si è presentata sotto alle finestre del Campidoglio. «Avremmo voluto partecipare al tavolo tecnico quali parti in causa direttamente interessate alla vicenda ma purtroppo non siamo stati invitati. Allontaniamo ogni tentativo di innescare contrapposizioni tra cittadini di Roma e degli altri Comuni della Città Metropolitana sulla crisi idrica perché ogni diritto legittimo sia garantito a tutti allo stesso modo e perché la salvaguardia dei nostri territori e del nostro lago dal disastro ambientale e dai conseguenti danni socio-economici, che già stiamo vivendo, sia garantita».
Anche l’amministrazione regionale ha qualche scheletro nell’armadio. «Siamo qui per trovare soluzioni – dice – Ma noi possiamo fare proposte di carattere amministrativo, la parte tecnica spetta al gestore, cioè Acea», dice l’assessore regionale competente Fabio Refrigeri, che ha la delega alle infrastrutture. A proposito di provvedimenti amministrativi, i comitati per l’acqua pubblica chiedono che venga data attuazione alla legge regionale su «tutela, governo e gestione pubblica delle acque», che tre anni fa aveva recepito i risultati del referendum del 2011, a partire dalla definizione del servizio idrico come attività di interesse generale da gestire senza finalità di lucro e stanziava fondi per incoraggiare la ripubblicizzazione delle gestioni e favorire la partecipazione degli enti locali. Il testo, per evidenti motivi, non piace ai chi spinge per gli accentramenti aziendali e per gestione unica regionale targata Acea. «La revisione e riorganizzazione degli ambiti di bacino idrografico del Lazio è l’unica strada per contrastare lo strapotere di Acea e dei suoi interessi e coinvolgere le comunità locali nella tutela della risorsa acqua», spiegano i comitati per l’acqua pubblica.