Si riducono i capi d’accusa ma resta un procedimento pendente sulla testa di Virginia Raggi. È il lascito, molto temuto nei corridoio del Campidoglio e ai vertici del Movimento 5 Stelle, dei primi mesi di amministrazione della capitale e delle vicende poco chiare che ruotano attorno alla fantomatica chat dei «quattro amici al bar». Così si chiamava il gruppo composto da Raggi, dal vicesindaco Daniele Frongia, dal dirigente (poi arrestato) Raffaele Marra e dal dipendente comunale Salvatore Romeo (quello delle polizze intestate a Raggi «a sua insaputa»).

All’indomani della vittoria elettorale del giugno 2016, il quartetto avrebbe gestito i primi passaggi della giunta romana e le prime girandole di nomine al comune di Roma. Soltanto dopo i primi mesi, durante giornate convulse e ultimatum dai vertici M5S, sarebbe arrivato una specie di commissariamento della giunta capitolina. Da allora, il rapporto delicato tra il Movimento 5 Stelle e la sua amministrazione comunale più importante si regge su un equilibrio sottile.

LE CARTE CHE VENGONO dalla procura di Roma parlano di alcune archiviazioni e di una richiesta di rinvio a giudizio per la sindaca. Decade l’accusa più scottante, quella di abuso d’ufficio. Resta il procedimento per falso, contestato per la nomina di Renato Marra. Il fratello di quel Raffaele che Raggi aveva scelto come suo braccio destro poi arrestato per corruzione era finito alla direzione del dipartimento turismo del comune di Roma, nomina di cui Raggi in una memoria difensiva si era presa tutta la responsabilità, allo scopo di fare decadere il conflitto di interessi di Raffaele. Qui starebbe il falso, visto che per la pubblica accusa la sindaca avrebbe semplicemente preso atto del passaggio di carriera. L’abuso d’ufficio riguardava invece la nomina di Salvatore Romeo, grillino della prima ora posto a capo della segreteria politica della sindaca. Nella richiesta di processo per la sindaca, dunque, i pubblici ministeri Paolo Ielo e Francesco Dall’Olio hanno fatto cadere l’aggravante «dell’aver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro». Nel motivare l’archiviazione per l’abuso d’ufficio, gli inquirenti sottolineano che nella nomina di Romeo non è riscontrabile il dolo da parte di Virginia Raggi.

LE DUE NOTIZIE SUSCITANO reazioni contrastanti. La protagonista della vicenda glissa sulla richiesta di rinvio a giudizio e rivendica l’archiviazione per l’abuso d’ufficio. «Per mesi i media mi hanno fatto passare per una criminale, ora devono chiedere scusa a me e ai romani». Il codice di comportamento del M5S, approvato nello scorso mese di febbraio anche per far fronte all’emergenza romana, prevede l’incompatibilità con una carica elettiva soltanto in caso di condanna in primo grado e di «reato commesso con dolo». Beppe Grillo si dice «molto soddisfatto che i due reati più gravi» siano stati archiviati. «Sono contento che sia riuscita a dimostrare la sua innocenza», dice il leader M5S.

Dopo mesi di lontananza dalle vicende romane che lo avevano scottato, prende parola anche il neo-candidato premier e «capo politico» dei grillini Luigi Di Maio: «La procura ha chiesto di archiviare le accuse a Virginia Raggi per cui la stampa ci ha infangato per mesi. Abbiamo massima fiducia nel lavoro della magistratura. Il Movimento 5 Stelle continua a lavorare per Roma». Persino Roberto Fico, in passato critico verso Raggi, accoglie la notizia con favore.

IL SEGRETARIO PD Matteo Renzi gigioneggia come non aveva fatto con Ignazio Marino: «Noi difendiamo Raggi da quel giustizialismo che lei e il suo partito hanno praticato fin dalle origini». Tuttavia, in aula Giulio Cesare ieri era convocato il consiglio comunale e la tensione si è fatta sentire. La capogruppo Pd Michela Di Biase ha chiesto di parlare di quanto sta accadendo interrompendo i lavori e chiedendo alla sindaca di «dimettersi» anche se solo «per manifesta incapacità». Per il consigliere di Sinistra per Roma Stefano Fassina «Raggi non si deve dimettere a causa del rinvio a giudizio per falso, nonostante sia un’ipotesi di reato gravissima». Tuttavia, prosegue Fassina, «la sindaca è sempre più in bilico per evidenti limiti di capacità amministrativa».