Al comitato Giachetti nessuno commenta, ma il colpo basso è arrivato, ed è pure forte. E il peggio è che proviene da un mito mondiale – e cittadino -, il cult erotico delle famiglie intere, dai padri ai figli passando per le madri, una figlia prediletta che mette insieme i colori della città a quelli del vecchio Pci a quelli dell’AS Roma, la squadra di Giachetti. Dopo i fasti del suo talk sulla travagliata tv albanese Agon Channel, Sabrina Ferilli abbandona la lunga storia familiare piccista – lo racconta al Fatto Quotidiano – e vota Virginia Raggi, «ragazza pulita». Sistemando con un uno-due i ragazzi in corsa a sinistra: Giachetti «gran brava persona, ma il resto della truppa non mi convince»; e Fassina: «Il voto lo meriterebbe ma non ha alcuna possibilità». L’argomentazione è genuinamente antirenziana: «Il renzismo ci invita ad abdicare ai nostri diritti meno gente vota meglio sta». E dire che a Fiano, ridente cittadina dell’hinterland romano da cui proviene l’attrice, c’è un Ferilli sindaco ricandidato, naturalmente per il Pd: Ottorino, cugino della star.

A stretto giro di posta le si accoda la cantante Fiorella Mannoia, anche lei grande classico degli happening di area. È un disastro per la sinistra romana di ascendenza veltroniana sempre affollata di artisti, cantanti e belmondo. Una catastrofe, se si aggiunge che l’attore Claudio Santamaria, protagonista di Jeeg Robot, ormai film di culto per la Capitale, il 3 giugno sarà sul palco di piazza del Popolo insieme a Dario Fo per lanciare la volata a Virginia Raggi nel comizio di chiusura della campagna elettorale.
Per il Pd il no-comment è una consegna, anche se da twitter fa capolino una foto di Giachetti con Renzo Arbore: «A Renzo posso chiedere un consiglio su chi nominare night manager di Roma. #quellidellanotte».

La candidata M5S accoglie con semplicità l’endorsement del red carpet «de’ no’antri». «Siamo contenti che tante persone si siano rese conto del nostro valore». E sarà per l’allegria del vento in poppa, ieri dal palco di Parco Schuster si lascia sfuggire un’incauta citazione renziana: «È la volta buona per riprenderci ciò che è nostro. Mandiamoli a casa».

Non passa molto tempo che Raggi incassa però la prima contestazione di piazza. Al parco arrivano i militanti di Action e dei movimenti per la casa che nel pomeriggio avevano fatto una manifestazione da Porta Pia all’Esquilino contro il decreto Lupi e in solidarietà ai 25 militanti da 19 giorni in sciopero della fame per l’assegnazione delle case popolari. «Vergognati, hai detto che non hai tempo di incontrare i movimenti per la casa e allora siamo arrivati noi», le urla Andrea Alzetta. Alla candidata arriva un ’vaffa’, i supporter dei 5 stelle rispondono con il solito slogan «onestà, onestà» probabilmente senza capire né sapere con chi se la stanno prendendo.

Raggi va verso il rush finale con i sondaggi dalla sua parte. Ieri era accanto ad Alessandro Di Battista, che ha invitato i cittadini a partecipare al comizio di piazza del Popolo: «Dateci fiducia, con noi nessun palazzinaro sarà padrone di Roma e nessun raccomandato avrà affitti a quattro-cinque euro al mese. Dateci un’occasione, il M5S e i cittadini romani la meritano». Al gran finale parteciperà il «direttorio» quasi al completo: Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico e Paola Taverna. Non è chiaro invece se ci sarà Grillo. In parecchi nel movimento 5 stelle hanno contestato il candidato Giachetti per «l’aiutino» di Renzi che sarà con Giachetti nella Capitale il primo giugno («Scandaloso, il premier deve svolgere il suo ruolo in maniera imparziale», ha attaccato Raggi) ma a loro volta sperano nell’arrivo del leader. È l’ultima piazza prima delle urne, forse è la loro ultima «volta buona», lo stesso Grillo ha detto che se gli elettori non premiano il movimento «ce ne andiamo a casa».