Lei smentisce. Nega con decisione di aver raccontato in procura la storia del dossier preparato da Raffaele Marra contro Marcello De Vito per conto di Virginia Raggi. E giura di non essere lei la gola profonda che ha dato il via alla querelle sulle polizze stipulate da Salvatore Romeo a beneficio di Virginia Raggi. Eppure, al di là del gioco delle parti delle smentite dovute e di quelle richieste dai vertici, è difficile non vedere che Roberta Lombardi è il crocevia dei veleni interni e dei contrasti insanabili che dividono il Movimento 5 Stelle romano e che probabilmente ne tracceranno il futuro prossimo. Checché ne dicesse ancora ieri Beppe Grillo a proposito del ruolo della stampa, i momenti di crisi dell’amministrazione Raggi hanno coinciso molto con l’attivismo di Roberta Lombardi.

Quando ancora i cronisti cercavano di prendere le misure al cerchio magico di Raggi e si muovevano a tentoni, fu lei a indicare una traccia di indagine e descrivere Marra come «un virus che sta infettando il Movimento». E sempre lei da mesi racconta la sua versione a collaboratori e interlocutori privilegiati: spiega, Lombardi, che c’è un gruppo di potere «legato alla destra romana» che avrebbe provato a fare la mossa ardita di infiltrare il Movimento 5 Stelle. Soprattutto assicura che il gioco del Manchurian Candidate alla carbonara sarebbe riuscito. Per questo motivo, per la diffidenza insanabile che le divide e che ieri la sindaca ha detto di considerare parte delle «cose della vita», Lombardi e Raggi hanno vissuto quasi tutta la campagna elettorale da separate in casa, con l’attività nei social della prima a favore della seconda praticamente ridotta al lumicino e manifestazioni sul territorio limitate alla promozione dei propri candidati.

Lombardi, ad esempio, inaugurò le danze elettorali nel suo quartiere, Montesacro, indicendo una giornata di pulizia di un parco e incontro coi votanti, bruciando sul tempo il debutto della rivale-candidata a sindaco, ovviamente assente e non invitata a partecipare. Solo a ridosso del voto venne siglata una specie di tregua armata. Lombardi dunque comparve sul palco di Piazza del Popolo, prendendo il microfono alla manifestazione di chiusura della campagna per il primo turno. Parlò di speculazione edilizia e di emergenza abitativa, temi che nelle primarie sul programma a 5 Stelle erano stati rimpiazzati da altre questioni cui Raggi si mostrava molto più affezionata: la sicurezza, il decoro urbano e (ironia della sorte) la trasparenza della macchina comunale.
Lombardi sa di giocare col fuoco, perché le sue picconate partono dalla rivalità locale ma si ripercuotono sul piano nazionale, vista l’attenzione di cui gode l’amministrazione della Capitale assieme agli addentellati di Raggi con Di Maio e coi big. Ma per capire cosa accadrà non bisogna dimenticare i referenti locali. È soprattutto grazie all’appoggio della nemica della sindaca, ad esempio, che Marcello De Vito è risultato il candidato consigliere più votato in assoluto. Raggi lo chiama «Marcellino», quasi a sminuirne la stazza e il peso politico. Gli altri consiglieri lo chiamano «Marcellone», quasi a sottolinearne la bonomia. Ma l’ingombrante capofila lombardiano in Consiglio comunale, a differenza della sua madrina politica, tace per non far saltare tutto.

La bufera, in verità, lo ha sfiorato quando è emerso un messaggio di Raffaele Marra al fratello Renato, notoriamente in cerca di promozione a migliore incarico: «Devi farti amico De Vito, lui è potente. Se diventa tuo amico metà strada è fatta». E poi, ancora: «De Vito è un amico, mi voleva fare direttore del terzo dipartimento per parare il culo alla moglie». Il riferimento, velenoso, e alla moglie di De Vito, Giovanna Tadonio, nominata assessora alla sicurezza del personale e alla polizia locale del municipio III, il quartiere di Lombardi.
Raggi andava dicendo ai suoi che Lombardi doveva «fare pace col cervello». Lei continua la sua guerra di logoramento, che comincia a infastidire Grillo e procede a tratti, stop and go. Ieri ad esempio scriveva su Facebook: «Il M5S viene vivisezionato quotidianamente, alla ricerca frenetica di dettagli che possano fornire gossip succulenti per la gogna mediatica». E chi la conosce bene non può non sorridere.