La giunta che la sindaca di Roma Virginia Raggi definisce «una delle più preparate e qualificate che abbiano messo piede in Campidoglio» si è finalmente riunita ieri pomeriggio. Nella Sala delle Bandiere oltre agli assessori ci sono anche i consiglieri che costituiscono l’ampia maggioranza in Campidoglio. «Ho deciso di invitarli, ritengo sia fondamentale lavorare da squadra», ha spiegato la sindaca, come a smentire la timidezza che in questi giorni dall’interno del M5S romano le è stata rinfacciata.

Lei in mattinata è salita al Quirinale a incontrare Mattarella. Poi ha partecipato al ricordo del bombardamento del quartiere di San Lorenzo. Diversi cittadini attorno a un megafono hanno raccontato una storia emblematica: proprio all’alba di ieri le ruspe protette dalla polizia hanno smantellato il parco di via dei Galli, area verde sacrificata agli interessi di un privato. Chiedono che l’amministrazione proceda all’esproprio per pubblica utilità. Di questo e molto altro si parlerà oggi pomeriggio, nel corso dell’assemblea pubblica «Decide Roma, decide la città», cui è atteso l’assessore all’urbanistica Paolo Berdini. Ci saranno molti degli spazi sociali a rischio di sgombero. A proposito: due giorni fa, Raggi ha ricevuto i movimenti per il diritto all’abitare che chiedono l’attuazione della delibera regionale che consentirebbe l’assegnazione di case agli occupanti e l’autorecupero di molti immobili.

«Confrontiamoci, ma la legalità per noi è un punto imprescindibile – ha risposto la Raggi – Il caos e il disordine così come le occupazioni, non contribuiscono a risolvere l’emergenza abitativa, tema che ci sta a cuore e su cui il M5S lavora da anni». Alle domande della free-press Metro su «accampamenti abusivi» e diritto alla casa, Raggi ha ribadito il concetto: «Quando parliamo di assistenza alloggiativa è opportuno che le valutazioni siano meticolose e giustificate. Ho due punti fermi: il primo è la legalità, il secondo che nessun può pensare di poter vivere alle spalle degli altri».

Sul tema della casa all’interno del M5S romano è molto attiva Roberta Lombardi, che però ha da poco lasciato tra le polemiche il mini-direttorio romano.

Sempre nel corso della mattinata, il vicesindaco Daniele Frongia ha incontrato Alessandro Di Battista, del direttorio nazionale, per cominciare ad analizzare il dossier sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. La sindaca è tornata sul tema: «Non siamo mai stati preclusi al dialogo, ma la nostra linea al momento non cambia: prima pensiamo alle buche, ai rifiuti, ai trasporti, alle carrozze della metro senza aria condizionata in piena estate, poi valuteremo lo straordinario». Traduzione: si deciderà in autunno.

Ma i Radicali denunciano: il solo fatto di essere candidati alle Olimpiadi costa ai cittadini circa 30 mila euro ogni giorno. Decidere a ottobre vorrebbe dire spendere altri 2 milioni di euro. Il consigliere Stefano Fassina insiste sul referendum consultivo. Sempre dopo l’estate arriveranno a uno snodo decisivo le faccende legate alle finanze: Raggi incontrerà Renzi per parlare della «rinegoziazione del debito» e «revisione dei tassi di interesse». Al primo punto dell’ordine dei lavori della giunta allargata c’era l’assestamento di bilancio. E in Campidoglio si è presentato anche l’ex commissario Tronca per una verifica di cassa. Da questi passaggi dipenderà la trattativa sul salario accessorio, che i dipendenti del comune aspettano da mesi.

Sempre ieri, un altro sindaco grillino ha mandato un ultimatum inedito a Beppe Grillo. Federico Pizzarotti, primo cittadino di Parma «sospeso» dal M5S, ha chiesto che si faccia chiarezza sulla sua condizione di «sospeso». «Se non dovessero arrivare in tempi brevi risposte – dice Pizzarotti – interpreterò l’atteggiamento per quello che è: la chiara volontà di arrivare a una rottura senza neppure il coraggio di assumersene la responsabilità. Nonostante mi senta ancora profondamente legato al Movimento 5 Stelle e al suo popolo, ritengo che la dignità dei miei concittadini venga prima di tutto.

D’altra parte l’indifferenza non rende piccolo chi la subisce, ma chi la attua. Il tempo dell’attesa è finito». La sua posizione è resa più forte dal pronunciamento del tribunale di Napoli contro l’espulsione di alcuni grillini partenopei, causa inconsistenza legale del regolamento pentastellato. La palla ora è nel campo di Grillo e degli uffici della Casaleggio Associati. E la partita questa volta è tutta politica, relativa ai rapporti di potere dentro al Movimento.