È ancora Ama, l’azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti a Roma, a dare più di un grattacapo alla sindaca Virginia Raggi. Sul prossimo numero l’Espresso annuncia la pubblicazione dell’esposto presentato in procura dall’ex amministratore delegato di Ama Lorenzo Bagnacani. Nelle carte, corroborate da registrazioni e diverse chat tra la sindaca e il dirigente, si dimostrerebbe che Raggi avrebbe fatto pressioni perché il bilancio dell’azienda, in utile per oltre mezzo milione di euro, figurasse come in passivo.

«Devi modificare i conti. Punto. Anche se i miei uomini ti dicono che la luna è piatta», avrebbe detto Raggi. Aggiungendo: «La città è fuori controllo, i romani vedono la merda, se aumento la Tari, la mettono a ferro e fuoco». Al momento la sindaca non risulta indagata, ma l’accusa somiglia a quella che l’ex direttrice del dipartimento Rosalba Matassa ha lanciato contro il dg del Campidoglio Franco Giampaoletti, considerato vicino alla sindaca e indagato per tentata concussione. Due mesi fa, proprio la bocciatura del bilancio Ama da parte della giunta capitolina aveva causato le dimissioni dell’assessore all’ambiente Pinuccia Montanari, un tecnico che era stato consigliato a Raggi da Beppe Grillo in persona. In quell’occasione, Bagnacani raccontò la sua versione in un’audizione della commissione rifiuti della regione: aveva parlato di difficoltà «generate a tavolino», e di un bilancio che stava assumendo «una portata strana».«Se osserviamo la dinamica dei fatti si sta andando verso un percorso per cui il fatto che l’Ama resti pubblica può essere messo in discussione» aveva attaccato l’ex ad.

In effetti, è l’ipotesi tutta da verificare, la presentazione di un bilancio negativo potrebbe diventare la pezza d’appoggio, anche dal punto di vista legale, per autorizzare l’innesto di capitali freschi di natura privata. Dall’inizio del mandato di Raggi, e soprattutto da quando l’imprenditore veneto Massimo Colomban venne chiamato a Roma per fare l’assessore alle partecipate «a tempo» e ristrutturare la complicata rete di aziende del comune, si parla della manovra che potrebbe portare Acea ad intervenire in Ama. Acea è l’azienda dell’energia che macina utili grazie a investimenti internazionali e che potrebbe entrare nel business della gestione dei rifiuti. «Per evitare formalmente la privatizzazione, si punta a vendere a Acea – denuncia Stefano Fassina, consigliere comunale di Leu – Quindi, a quei privati già dentro la compagine azionaria di via Ostiense. Quei privati che proprio oggi hanno esaltato la capacità delle municipalizzate semi-privatizzate di fare profitti». Non bisogna dimenticare che come ad di Acea Raggi aveva scelto Luca Lanzalone, l’avvocato inviato da Genova a Roma dapprima per gestire (e indirizzare a favore delle cementificazione, dicono i più maliziosi) la partita dello stadio della Roma superando i dubbi circa la costruzione della grande opera e che poi è stato arrestato per corruzione.

Tutte le opposizioni e qualche leghista chiedono le dimissioni di Raggi. Il Pd ha interrotto la riunione del consiglio comunale occupando i banchi della giunta e chiedendo che la sindaca venisse a riferire delle indiscrezioni che la riguardano. L’M5S fa quadrato e sottolinea le differenze con il caso del sottosegretario Siri: «È una goffa ripicca la richiesta di dimissioni di Raggi. Goffa perché parte in un momento in cui peraltro non c’è nessuna notizia di indagine in corso». Poi da Piazzapulita interviene la sindaca: «Mi sono limitata a riportare al manager una cosa che mi era stata detta dal ragioniere generale, dal dg di Roma, dall’assessore al bilancio, dal segretario generale, dal collegio dei revisori: il bilancio così non era approvabile perché non veritiero e corretto. Semmai sono stata io a subire pressioni perché approvassimo un bilancio non veritiero».