«A tutti i componenti della mia squadra di consiglieri e di giunta dico infatti di non distrarsi dal lavoro alimentando sterili polemiche. Chi preferisce polemizzare si mette da solo fuori dalla squadra».

Virginia Raggi richiama all’ordine i suoi ed è costretta, seppure indirettamente, a riconoscere che tra le sue fila c’è un problema, forse anche di più.

I SEGNALI SI MOLTIPLICANO. L’altro giorno, mentre le dichiarazioni shock del direttore generale di Atac sul fallimento dell’azienda della mobilità occupavano la scena mediatica, a Roma si radunavano 120 sindaci della provincia. Erano stati convocati da Raggi per discutere di migranti. Ma la sindaca a quell’appuntamento non si è mai presentata, ufficialmente per impegni inderogabili, suscitando le ire dei suoi colleghi. Si apprendeva poi che l’assessore Andrea Mazzillo, che ha le deleghe al bilancio e che si occupa anche di casa da appena due mesi, annunciava il suo disimpegno dalle politiche abitative.

La sua nomina era arrivata anche in seguito alla pressione dei movimenti di lotta per la casa, che da tempo chiedevano che la sindaca individuasse un interlocutore per le vertenze in corso. Nei giorni di Acea e delle polemiche sulla crisi idrica, si accendono spie che rafforzano le voci che vogliono l’amministrazione capitolina fuori controllo

PROPAGANDA delle opposizioni o dato di realtà? Bisogna prendere coscienza di una costante nella giovane storia della giunta grillina di Roma: le picconate più pesanti in questi primi tredici mesi sono arrivate dall’interno. Aveva cominciato la deputata Roberta Lombardi, che aveva parlato di un virus che aveva contagiato la giunta del M5S. Si erano registrate le rasoiate di Marcello Minenna, il super-assessore che doveva gestire la partita del bilancio. Parole che pesano ancora di più se si considera che il tecnico Consob ha rotto duramente con Raggi ma viene tutt’ora tenuto in alta considerazione dal M5S nazionale, tanto che figura tra i papabili per l’eventuale governo 5 Stelle. Solo qualche giorno fa, c’è stata la bordata di Sabrina Anselmo, la sindaca grillina di Anguillara che ha accusato Raggi di aver ignorato la questione del lago di Bracciano nei mesi precedenti alla crisi.

POI L’ATTACCO DURISSIMO del dg di Atac Bruno Rota. Seguite dalle dichiarazioni, non ancora smentite, di Andrea Mazzillo, l’assessore al bilancio fino a qualche giorno fa considerato un fedelissimo della sindaca: «Le decisioni sono adottate centralmente, senza alcun confronto con l’assemblea che spesso e volentieri viene tenuta all’oscuro.
In visita a Roma, Beppe Grillo ha provato a tenere insieme i suoi. Ma non è un caso che a parlare sia Mazzillo, praticamente unico assessore della squadra di Raggi pescato dall’interno del Movimento 5 Stelle. «Molti assessori non hanno alcun rapporto con gli eletti», accusa Mazzillo. Già nei mesi scorsi si era parlato delle critiche al vicesindaco Luca Bergamo, considerato da alcuni troppo potente e troppo autonomo. La sua nomina secondo cittadino fu però una scelta obbligatoria: si era alla fine dello scorso anno, quando il terremoto legato agli arresti di Raffaele Marra impose la destituzione di Daniele Frongia.

PER SOSTITUIRLO assecondando il diktat di Grillo e per trovare un compromesso tra le anime del M5S romano frastornate dagli eventi e dilaniate dalle polemiche interne, si dovette promuovere Bergamo, che come Mazzillo ha trascorsi nel Pd. Il quale ha poi sponsorizzato la nomina di Luca Montuori, l’assessore all’urbanistica che ha preso il posto di Paolo Berdini. Non si tratta di vere e proprie correnti dentro al M5S romano. Mazzillo fa da sponda al malcontento che proviene dall’Assemblea capitolina. Tra i consiglieri comincia a serpeggiare malcontento. I 26 eletti si sentono poco considerati.

IL PIÙ AMPIO monocolore nella storia del Comune di Roma, attraversa una fase delicata. Dopo un periodo di ambientamento e studio della macchina amministrativa, i grillini hanno passato molto del loro tempo in commissione, convocando dirigenti e quadri intermedi della elefantiaca macchina di Roma Capitale per sottoporgli una sfilza di domande.
«Queste audizioni hanno creato più sconcerto che trasparenza – dice un dirigente rievocando i mesi passati – Sono loro che dovrebbero dirci cosa fare, non sta a noi indicare le soluzioni».