Sta per cominciare una settimana calda per Virginia Raggi. Domani, la corte d’appello di Roma dovrebbe pronunciarsi sul ricorso presentato dalla procura in seguito all’assoluzione in primo grado della sindaca nel processo per falso ideologico sulla promozione del fratello dell’allora braccio destro Raffaele Marra. Se questa volta dovesse arrivare una condanna, le cose si complicherebbero non di poco per la sua ricandidatura. Ma Raggi ne uscirebbe indebolita anche se i giudici dovessero decidere di far ricominciare il processo da zero: in quel caso si ritroverebbe con la spada di Damocle del giudizio per falso. Per il momento, la sindaca ha incassato l’appoggio di Luigi Di Maio ma riscontra anche la conferma di un mood che la accompagna fin dalla sua elezione: molti dei suoi problemi vengono più dalle grane interne ai 5 Stelle che dalle manovre delle opposizioni in Campidoglio.

Tanto per cominciare, il cammino verso la ricandidatura deve fare i conti con l’iniziativa di alcuni dei suoi consiglieri di maggioranza. Ieri si è svolta la prima conferenza in streaming dei cinque eletti in assemblea capitolina che da tempo hanno lanciato un percorso parallelo, quando non esplicitamente alternativo, al bis della sindaca. Giurano di non voler intraprendere iniziative «conflittuali» ma oggettivamente, nel merito e nel metodo, fanno proposte che paiono poco conciliabili. «Nelle ultime settimane stiamo assistendo a una campagna elettorale basata solo sui nomi, noi invece vogliamo partire dai temi fino ad arrivare a un Piano per Roma», spiega la consigliera Donatella Iorio. La sua collega Alessandra Agnello spiega che i cinque hanno intenzione di «aprire un dibattito con tutte le forze sociali e politiche». Enrico Stefàno polemizza con la strategia di Raggi e dei suoi fedelissimi nel rivendicare il ritorno alla normalità per Roma: «Ci siamo stancati di parlare dell’ordinaria amministrazione, di cose importanti ma un po’ scontate – dice – Un Piano consente di avere una visione». Poi ribadisce: «La campagna elettorale si sta imperniando sui singoli, noi speriamo che non sia così, bisogna coinvolgere tanto competenze».

Raggi è presa dalle manovre di posizionamento. Nelle settimane scorse ha proposto alla giornalista Federica Angeli una speciale delega alle periferie. Angeli gira con la scorta dopo aver testimoniato contro la famiglia Spada. La mossa dunque sarebbe coerente con la battaglia antimafia che la sindaca ha intenzione di rivendicare, a partire dalla simbolica demolizione dei «villini dei Casamonica». Anche questa scelta rischia di creare attriti con la base visto che Angeli negli anni scorsi ha polemizzato con il M5S, soprattutto a Ostia.

 

Nei giorni scorsi, poi, Raggi ha incontrato la ministra dei trasporti e delle infrastrutture Paola De Micheli, proprio per ragionare di grandi opere. Ma anche su questo fronte si muove l’opposizione interna: si è ricomposto il Tavolo urbanistica, spina nel fianco della giunta all’inizio di questa consiliatura considerato da molti organismo simbolo della partecipazione tradita. Era composto da attivisti grillini che dovevano affiancare gli eletti ma venne asfaltato dalla decisione con la quale Raggi decise di proseguire (anche sulla testa dell’assessore competente Paolo Berdini) l’iter per la costruzione della grande opera dello stadio della Roma, nell’ansa del Tevere in cui sorgeva l’ippodromo di Tor di Valle. Per domenica prossima è prevista l’assemblea romana degli attivisti, al fine di promuovere la partecipazione e ottenere un riconoscimento che in questi anni di amministrazione «amica», a detta di molti, sono mancati.