La mostra del cinquecentenario di Raffaello che aprirà alle Scuderie del Quirinale il 5 marzo prossimo (allerta coronavirus permettendo) ha già registrato il sold out dei biglietti e anche il pieno di polemiche. Al centro del dibattere c’è un capolavoro come il Ritratto di Leone X che le Gallerie degli Uffizi hanno garantito in prestito. Ma la decisione del direttore tedesco Eike Schmidt non è piaciuta a tutti: quattro studiosi che compongono il comitato scientifico del museo fiorentino si sono dimessi in segno di protesta. In una lettera, Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti e Claudio Pizzorusso hanno spiegato di aver lavorato insieme – anche al direttore – alla lista delle opere inamovibili del museo, in quanto considerate identitarie e, fra queste, c’era il celebre dipinto appena restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Leone X era stato considerato inamovibile in quanto opera identitaria. Ma Schmidt non ha indietreggiato e ha difeso la sua scelta: “La mostra – ha spiegato – è un evento culturale epocale, sarà uno dei motivi di orgoglio dell’Italia nel mondo e non poteva fare a meno di Leone X, un capolavoro in ottima salute dopo il restauro fatto dagli specialisti dell’Opificio”. Anche da Roma è arrivata una risposta tempestiva per motivare il prestito: l’opera è considerata cruciale nel percorso allestito sull’artista urbinate e testimonia con documenti vari, anche l’incarico sull’antico che Raffaello ebbe per mano del pontefice (doveva effettuare una mappatura delle “rovine” di età romana e considerare lo stato di conservazione). Vicino, infatti, sarà esposto anche il ritratto di Baldassarre Castiglione (proveniente dal Louvre), il letterato che scrisse con Raffaello la lettera a Leone X che riguardava la tutela del patrimonio culturale italiano.