«Sono felice che il mio film sia alla Berlinale anche se online, almeno qui (in Romania, ndr) mostriamo di non essere stupidi» scherza Radu Jude. Finestra aperta alle spalle di una primavera anticipata un po’ ovunque, quando ci siamo «incontrati» su zoom durante la Berlinale non sapeva del premio. Sarà stato ancora più contento ieri visto che Bad Luck Banging or Loony Porn ha vinto l’Orso d’oro alla Berlinale 71, edizione online – per il pubblico berlinese l’appuntamento è il prossimo 9 giugno in presenza – a prova di una vitalità del cinema rumeno nonostante la crisi della pandemia – «In Romania le sale sono aperte, ma chissà se è meglio così» commenta Jude.

All’origine del suo film ci sono le discussioni accese con gli amici sulla vicenda di un insegnante cacciata da scuola per un video in cui fa sesso diffuso in rete. «Le reazioni delle persone erano molto diverse, siccome c’era un video tutti pensavano di poterla giudicare. E a questo punto mi chiedo: quanto conta la privacy nella nostra vita coi social network e tutto il resto? C’è un piacere sempre più diffuso nell’esprimere giudizi su questo o su quello che la pandemia ha accelerato».

A proposito della pandemia: «Bad Luck Banging or Loony Porn» è anche uno dei primi film in cui il tempo che stiamo vivendo entra nel paesaggio sullo schermo, i personaggi indossano la mascherina, c’è il distanziamento sociale.
Ci siamo posti la questione e mi sembrava assurdo nascondere il contesto che poi faceva parte della lavorazione del film. Insieme alla produttrice, Ada Solomon, abbiamo dovuto decidere se andare avanti con le riprese mentre in Romania arrivava la seconda ondata o se posticipare tutto. Alla fine abbiamo continuato a lavorare con la massima protezione possibile utilizzando zoom per il cast e le prove con gli attori. Visto che mentre giravamo la troupe indossava la mascherina e i segni della pandemia erano ovunque per strada dove ci muovevamo ho pensato di renderli visibili nel film. Il set si è adeguato alle nuove regole, niente catering, solo panini, distanziamento: è stato faticoso ma tutti erano felici, e solo qualcuno a volte non rispettava le regole. Abbiamo lavorato bene, prima del film contava la salute delle persone, tutto si è organizzato intorno a questo. Ci sono mancate moltissime cose, naturalmente, le cene, le feste sul set, ma al tempo stesso ci siamo concentrati di più sul lavoro, non si può avere tutto. Credo che un regista deve sapere affrontare una situazione come questa, la bellezza del cinema è anche accogliere delle sfide.

Dalla vicenda di Emi, la professoressa di storia messa sotto accusa dai genitori degli alunni per il video si arriva alla Romania oggi.
È stato uno spunto per investigare lo stato del Paese a partire da una domanda: cosa è l’oscenità? Cosa c’è dietro al contrasto tra il video porno di Emi che viene accusato di essere osceno e la volgarità reale racchiusa nelle regole che organizzano la nostra società, in molte cose che vediamo intorno a noi e che sono invece considerate ordinarie? L’intera questione solleva dei dilemmi morali che non riguardano solo il video della coppia ma l’intera vita collettiva.

«Bad Luck Banging or Loony Porn» procede per tre movimenti, il secondo compie uno scarto visto che è realizzato con immagini d’archivio.
Sono stanco della narrazione tradizionale, non avevo in mente questa struttura dall’inizio, l’ho trovata un po’ alla volta anche se pensavo già a un’opera aperta nel senso in cui ne parla Eco, che mi permettesse di procedere in modo più libero. Al montaggio abbiamo lavorato su questa contrapposizione e una volta che ho avuta chiara la struttura tutto è stato più semplice. Ho l’impressione che oggi in Europa i filmmaker siano un po’ intrappolati dal «soggetto» forse perché i finanziamenti si basano sullo script e non sulla componente visiva. Questo li rende meno liberi, e io volevo provare a liberare me stesso. Se uno pensa a Joyce, alla letteratura non è che la prima cosa che si dice sull’ Ulisse è di cosa parla. Vorrei che il cinema fosse meno bloccato, che fosse lasciato respirare di più.

La scena del processo all’insegnante racchiude nel cortile della scuola i rappresentanti di varie espressione del potere, militare, capitale, clero. Ci sono materiali che l’hanno ispirata in modo particolare?
Nei miei film raccolgo ciò che osservo intorno a me, le letture, gli elementi quotidiani comprese le riunioni coi genitori, l’ipocrisia con cui spingono i figli, i moralismi, la competizione che si mette in atto nelle scuole, specie i licei considerati migliori. Credo che tutto può raccontare una storia.