Alle rappresentanze sindacali dei redattori non ha mai risposto, né tanto meno li ha mai voluti incontrare, come non ha mai concesso spiegazioni neppure al direttore Alessio Falconio. Eppure ieri sulle sorti di Radio Radicale il ministro del Lavoro Luigi di Maio ha usato parole rassicuranti. «Troveremo una soluzione», ha detto alle telecamere di Rai2 intervistato da Alessandro Poggi per la puntata di ieri sera della trasmissione «Povera patria».

Giusto una battuta tranquillizzante in risposta alla sollecitazione del giornalista, anche se non più di qualche settimana fa il leader pentastellato aveva confermato lo stop imposto dal sottosegretario Vito Crimi alla convenzione tra il Parlamento e la radio «organo della lista Marco Pannella». A quale tipo di soluzione stia pensando il vicepremier Di Maio, non è dato sapere.

Sempre che la sopravvivenza di Radio Radicale trovi posto nella sua personale weltanschauung e il suo pensiero riesca a distinguersi da quello del deputato grillino Stefano Buffagni che a margine del corteo del 25 aprile a Milano ha annoverato il costo della convenzione (sbagliando cifra, ma tant’è) tra gli «sprechi» da tagliare e ha escluso la possibilità di indire una nuova gara per la convenzione con il Parlamento.

Contrariamente a quanto sollecitato dall’AgCom nella «segnalazione urgente» inviata al governo una settimana fa. La soluzione a cui ha accennato Di Maio, dunque, potrebbe avere il nome di “monopolio” Rai.