«#24milioniper Radio Radicale? Non ci stiamo! Diteci voi come utilizzereste questi soldi». Luigi Di Maio, Vito Crimi e parte del Movimento 5 Stelle – ma non tutto, questa volta – proprio non se ne fanno una ragione del fatto che si debbano riservare delle risorse pubbliche ad una radio che, avendo vinto l’unico bando di gara indetto dallo Stato, da 43 anni – e senza alcun proclama – lavora per rendere davvero trasparenti istituzioni, partiti, sindacati, movimenti e associazioni di categoria. E in questo lasso di tempo ha contribuito alla formazione della coscienza pubblica democratica del Paese.

E invece no: all’indomani della batosta umbra, non appena la bozza della legge di bilancio inizia a prendere forma, il ministro degli Esteri recupera un vecchio cavallo di battaglia e lo lancia a briglie sciolte sul Blog delle stelle. Con un sottotitolo che, diciamo così, non invita proprio al ragionamento: «Utilizzate l’hashtag #24milioniper per fare sapere a noi, ma soprattutto a chi voterà questa porcata, come volete che vengano spesi i vostri soldi».

Il post viene pubblicato a ora di pranzo mentre al Senato, a chi gli chiede conto della proroga della convenzione a Radio Radicale per il servizio pubblico degli anni 2020-2022 inserita nella manovra, Di Maio risponde: «Ci sono ancora 8 milioni di euro all’anno per 3 anni a una radio che ha preso già 250 milioni di euro di fondi dallo Stato… ma diamoli ai terremotati». Naturalmente sul blog si scatena “laqualunque”. Alla quale si aggiunge la voce di Vito Crimi, che quando era delegato all’editoria aveva il sogno di cancellare la «casta» dei giornalisti e le testate nazionali edite da cooperative: «24milioniper le nostre forze dell’ordine, per i Vigili del Fuoco, per chi lavora per garantire ogni giorno la sicurezza dei cittadini a rischio della propria vita», scrive il vice ministro all’Interno.

Anche questa volta c’è qualcuno dentro al governo che tenta di fermare la deriva pentastellata (Salvini ci aveva provato ma poi aveva barattato con altro le sue “convinzioni democratiche”). «Per chiarezza: i fondi per Rr non si toccano. E lasciamo fuori i terremotati da polemiche politiche per piacere», twitta Alessia Morani, sottosegretaria Pd al Mise. «Rr è viva, il M5S, che voleva chiuderla, ha già perso. Il ministro Di Maio se ne faccia una ragione», aggiunge il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci. E non c’è solo il Pd. Sembra che ad alzare la manina, sia pur timidamente, per opporsi al populismo mediatico di bottega ci sia qualcuno perfino dentro il M5S: «Rr per me fa un servizio ai cittadini – osa la deputata Doriana Sarli – e, forse sarà che non sono giovane come tanti miei colleghi, ma per la mia generazione è stata fondamentale per seguire politica e attualità. Sono per trovare soluzioni quanto più sostenibili possibile per farle continuare il lavoro».

A Luigi Di Maio risponde anche il direttore di Radio Radicale: «Non credo che sia l’editoria l’ostacolo alla ricostruzione post terremoto». Alessio Falconio ricorda poi, da Rainews24, che «la stessa Agcom ha chiesto di prorogare la convenzione fino a una nuova gara. Noi chiediamo che ci sia una gara dal ’95, dopo averla vinta. I governi che si sono succeduti non l’hanno ribandita perché ritenevano che non ci fossero le condizioni. Si può giudicare bene o male il nostro lavoro, ma se esponenti di tutti i partiti, anche dei 5 Stelle, e i rappresentanti delle istituzioni hanno difeso la nostra causa, questo qualcosa vorrà dire».

Vuole dire che molti capiscono che «è in gioco il diritto dei cittadini ad essere informati», come spiegano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario e presidente della Fnsi. «L’ennesima sortita del ministro Di Maio – scrivono in una nota – è un attacco all’articolo 21 della Costituzione, la cui importanza è stata sottolineata più volte dal presidente Mattarella. Ci auguriamo che anche questo attacco venga respinto dal governo e dal Parlamento e che i fondi vengano assicurati a Rr e a tutte le voci delle minoranze e delle differenze».

Il nodo però rimane sul tavolo della manovra. Solo in serata, alla conclusione del secondo vertice di maggioranza, arriva la notizia dell’accordo raggiunto: «Rr proseguirà nel servizio fino all’espletamento di una gara ed è confermato lo stanziamento di 8 milioni l’anno – afferma il sottosegretario all’Editoria Andrea Martella – La gara sarà fatta in tempi rapidi, sicuramente entro la prima parte dell’anno». Di Maio gongola: «Anche Rr conoscerà il libero mercato, la smettiamo con la mangiatoia dei soldi pubblici», dice. E già si gode quello zero virgola che incasserà con questa mossa.