Tre giorni di sciopero dalla mezzanotte di venerdì 6 marzo fino a quella di lunedì 9 marzo da parte di quindici corrispondenti dall’Italia e dall’estero di Radio Popolare. Una protesta senza precedenti nella storia dell’emittente milanese che segue l’astensione dai notiziari avvenuta mercoledì 4 marzo. È stato previsto un pacchetto complessivo di sette giorni di sciopero. La richiesta è adeguare i compensi dei corrispondenti che, in alcuni casi, toccano 10 euro lordi a pezzo. Un incontro per affrontare il problema, sollecitato sia dal comitato di redazione che dall’associazione lombarda dei giornalisti, è stato convocato il prossimo due aprile, ma i lavoratori hanno giudicato questa data troppo distante rispetto all’urgenza del problema che hanno sollevato.

“Siamo stati costretti a ricorrere allo sciopero di fronte ai continui rinvii di un incontro chiesto all’amministrazione della radio – sostiene Massimo Alberti, componente del comitato di redazione – Sono state almeno tre le richieste, ogni volta è stato risposto con motivazioni diverse, dal coronavrius ad altri impegni. L’impressione è che si volesse rinviare la soluzione del problema, mentre questi lavoratori continuano a lavorare alle stesse condizioni in un momento difficile e importante per tutti, dove il loro lavorare è essenziale. Per questo si è ritenuto necessario rendere pubblica la situazione. Siamo disposti a interrompere in qualsiasi momento l’azione davanti al soddisfacimento della richiesta di incontro urgente. Sedendoci attorno a un tavolo si può trovare una soluzione. Considerata l’esiguità delle richieste, è incomprensibile il rifiuto. Per agevolare la vertenza abbiamo lasciato che fosse l’associazione lombarda dei giornalisti ad occuparsene, ma non è servito”.

Nei prossimi giorni sarà eletta una nuova rappresentanza sindacale, quella attuale è in scadenza. L’associazione lombarda dei giornalisti sostiene che i corrispondenti siano stati contattati dall’azienda “mettendo in dubbio la legittimità dell’attuale rappresentanza sindacale, ribadendo di voler aprire un confronto solo con un nuovo Comitato di redazione. il sindacato con cui parlare non lo si sceglie: semplicemente, lo si incontra. Soprattutto quando l’incontro è chiesto proprio – e con urgenza – dal sindacato stesso”.

“La data dell’incontro c’è ed è stata fissata il due di aprile, non alle calende greche – sostiene Catia Giarlanzani amministratrice delegata di Errepi Spa – Radio Popolare – C’è tutta la disponibilità, ma oggi siamo in una situazione complicata. Abbiamo tre persone in quarantena, devo mettere tutti in telelavoro. Ma parleremo con tutti, ci mancherebbe. Non voglio entrare nel merito dell’elezione del comitato di redazione, è una questione che giustamente riguarda i lavoratori giornalisti. Mi dicono che uso il Coronavirus come una scusa per rinviare l’incontro. Che dire: l’Italia in questo momento ha la scusa del Coronavirus? Sto cercando di fare del mio meglio. Ho dato un appuntamento il due aprile. Chi c’è viene lì e si siede. Ci dobbiamo sedere e affrontare il problema. Questo però è un momento difficile per noi”.