Tra i numerosi scioperi in Francia, c’è anche quello della radio pubblica. Da quasi un mese, dal 25 novembre, le 7 reti nazionali e le 44 locali trasmettono a fasi alterne, al posto dei programmi abituali, una playlist diventata cult nel paese tanto è bizzarra. Mentre finora alla punta dello sciopero c’era soprattutto la Cgt, ieri tutti i sindacati hanno dichiarato una giornata di protesta, il previsto concerto di Alain Souchon, registrato in uno studio della Maision Ronde di fronte al pubblico e che doveva essere mandato in diretta su France Inter, è stato annullato.
Le rivendicazioni riguardano per il momento un primo progetto di ristrutturazione delle radio, che comporta entro il 2022 la soppressione di 299 posti di lavoro sui 4.600 esistenti, per far fronte al taglio di 20 milioni di finanziamenti pubblici. Saranno dimissioni volontarie, su tre anni, ma contemporaneamente ci saranno 76 assunzioni nel digitale.
La protesta si è estesa perché dietro questa prima mossa c’è un programma più profondo, con una futura legge sull’audiovisivo in preparazione: la creazione nel 2022 di France Media, una holding che sul modello della Bbc (pre-Boris Jonhson) metta assieme la rete di Radio France, France Télévision e France Média Monde. Per la presidente-direttrice generale di radio France, Sibyle Veil, si tratta di «preparare l’avvenire». I sindacati la pensano diversamente e rimproverano alla direzione di «confondere la trattativa dei dipendenti con le decisioni prese dall’alto», secondo la Cfdt. Per Sibyle Veil, «non c’è alternativa». E mette in avanti «un progetto di trasformazione ambizioso, con 25 milioni di investimenti, uno sforzo di formazione digitale moltiplicato per tre». Inoltre, aggiunge Veil, «ho scelto di non eliminare nessuna radio né alcuna formazione musicale (ne esistono 4), cosa che non era acquisita all’inizio».
I sindacati non capiscono questa volontà di riforma, mentre attualmente Radio France accumula successi. France Inter, la principale, è ormai la prima rete in termini di ascolto al mattino (l’orario più significativo), batte tutte le private. France Info, la radio di informazione 24 ore su 24, si è già estesa con una tv (canale 27) di news. Poi France Culture resta un punto di riferimento per la qualità dei programmi. Le radio locali sono una rete indispensabile per la provincia. Ma la radio pubblica, che ha poca pubblicità, vive sul canone, che il governo pensa probabilmente di sopprimere con la prossima riforma. C’è la concorrenza con la tv, che investe anche la radio, che ormai è filmata. I sindacati protestano perché ritengono di non essere stati abbastanza coinvolti nella riflessione sulla modernizzazione, che appare soprattutto tecnocratica, come tutte le decisioni del governo attuale.
Il ministro della cultura, Franck Riester, è completamente assente. Era stato invitato a intervenire in un programma sui media, alcuni giorni fa, ma ha trovato una scusa per non andare. «Lasciamo mano libera alla direzione» dicono al ministero. Sibyle Veil, nuora di Simone Veil, è vista con sospetto perché all’Ena era nella promozione Léopold Senghor assieme a Emmanuel Macron.