Onorevoli parlamentari,
al punto in cui siamo non si tratta di fare ipotesi ma di avere una certezza: l’Italia di Matteo Salvini darà una spinta definitiva al ritorno dell’autoritarismo nell’Europa continentale. È un fatto che la svolta antidemocratica e nazionalista del leader della Lega ha raggiunto vette sempre più preoccupanti. Ed è un fatto la convergenza fra la sua agenda politica e quella della Russia di Vladimir Putin. Un’agenda che prevede muri e respingimenti, costruzione di uno stato di polizia, compressione delle libertà individuali, repressione delle opposizioni. E siamo arrivati fin qui dopo 14 mesi di un governo che ha sistematicamente violato lo Stato di diritto, come denunciato nel dettaglio in un dossier pubblico di Radicali italiani.

Il percorso è identico a quello di Viktor Orban in Ungheria e Recep Erdogan in Turchia, i quali, per non avere ostacoli nell’approvazione delle riforme contrarie alle proprie Costituzioni, hanno capito che occorreva accentrare su se stessi i poteri di garanzia costituzionale. È questo ciò di cui parla Salvini quando evoca i «pieni poteri». E, infatti, in un colpo solo potrebbe controllare Camera, Senato, Governo, elezione del Presidente della Repubblica, e dunque giudici della Corte Costituzionale, esercito, forze dell’ordine e Rai.

Le elezioni anticipate si svolgerebbero con una occupazione di fatto delle reti tv pubbliche e senza nuove regole realmente trasparenti sui social network. Ma, soprattutto, negherebbero, con le attuali norme, l’accesso paritario a tutte le forze politiche: l’inaccessibilità della legge elettorale è questione imprescindibile, un vulnus democratico assolutamente centrale. In definitiva, il voto a ottobre sarebbe il baratro politico, economico e democratico per il nostro Paese e comprometterebbe la situazione finanziaria, fino all’uscita dall’euro.

Alle certezze di questo scenario catastrofico esiste un’alternativa.

Quella di una nuova maggioranza parlamentare che nasca intorno a una proposta federalista europea e riformatrice di cui l’Italia ha urgente bisogno.

L’alternativa si è già manifestata in occasione dell’elezione della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, con un programma che prevede la riforma del Regolamento di Dublino, una riforma democratica delle istituzioni europee, il sussidio di disoccupazione europeo e un impegno verso la conversione ecologica del sistema produttivo. Gli unici partiti politici italiani a non votare la Presidente della Commissione sono stati Lega e Fratelli d’Italia.

Trovare le forze per una nuova maggioranza che impedisca la deriva putiniana vorrebbe dire affrontare le prossime scadenze finanziarie responsabilmente e – questione di massima rilevanza – garantire una pluralità nell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Per questo, onorevoli parlamentari, auspichiamo un impegno solenne da parte di una nuova, e inedita, maggioranza – politica e non tecnica – su alcuni basilari punti qualificanti per affrontare le vere urgenze democratiche, sociali e ambientali. E per rivedere le normative toccate dai decreti Salvini e imprimere finalmente una svolta per le politiche comuni europee.

Il Parlamento ha ancora la possibilità di fare un tentativo per esercitare il proprio ruolo in una fase delicata, offrire un’alternativa all’inevitabile e permettere all’Italia di riconquistare prestigio e una nuova credibilità internazionale.